Match Analyst Damiani: "Vera unità di misura del calcio ai fini della verifica della prestazione non è il gol, ma la palla gol"

27.10.2016 13:26 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: Claudio Damiani - Il Nuovo Calcio - www.claudiodamiani.eu
Match Analyst Damiani: "Vera unità di misura del calcio ai fini della verifica della prestazione non è il gol, ma la palla gol"
© foto di Warley Rossi/freeimages

Valutare e “testare” la performance di una squadra di calcio è fondamentale perché permette all’allenatore di avere dati certi sul gioco attuato dai propri uomini in modo da agire in allenamento per portare eventuali correttivi oppure per potenziare talune situazioni. Detto ciò, in questo articolo, per comprendere appieno come si può agire in tale direzione partiremo dalla sabermetrica (da S.A.B.R.,Society for American Baseball Research), che costituisce storicamente l’insieme degli studi statistici avanzati di una partita di baseball. Si tratta di un’attività scientifica resa molto celebre dal film “Moneyball”, che ha cominciato a diffondere l’utilità e allo stesso tempo il fascino dell’analisi quantitativa nel mondo dello sport e di conseguenza del calcio. Tali ricerche non solo consentono di “stimare” lo storico di un singolo atleta o di una squadra, ma anche di fare previsioni rispetto alle future prestazioni.
Sport prettamente a stelle e strisce come lo stesso baseball, il basket e l’hockey offrono un numero di eventi individuali (e quindi di squadra) elevati, molto di più rispetto al calcio: pensate che nell’arco di una stagione, un giocatore di basket può arrivare a un numero di tiri superiore ai 1.000 e uno di hockey ai 500. Solo due calciatori hanno cifre più importanti, che vanno oltre le 1.000 conclusioni: si chiamano Messi e Ronaldo, ma sono riusciti a ottenere tale risultato in...6 stagioni!
Comunque, anche se coi dovuti adattamenti, avere dei riscontri da questo punto di vista può essere essenziale per il tecnico. Prima di provare a rapportare il tutto con il mondo del calcio, tuttavia, occorre considerare che: partendo  dal  concetto  palese  che  solamente  tirando  in  porta  si può  segnare,  si  è  arrivati,  nel  tempo,  alla  conclusione  che  le squadre migliori sono quelle che tirano di più verso la rete avversaria; nell’arco di una singola gara si può verificare che, non necessariamente,  l’undici  che  ha  indirizzato  il  maggior  numero  di  tiri verso la porta avversaria, vince il match; nel corso dell’intera stagione, però, il rapporto tra il numero di tiri  fatti e quelli  subíti  tende  sempre  a  coincidere  coi  punti  in classifica: maggiore sarà la differenza tra i primi e i secondi in un anno, più alta sarà la posizione in graduatoria.

COME LAVORARE NEI DILETTANTI
Innanzitutto, è necessario porci una domanda: è possibile valutare la performance di squadra in una singola gara (o in una stagione) attraverso un’analisi senza usare strumenti tecnologici sofisticati?
Sulla base dei sopracitati concetti espressi in maniera abbastanza semplicistica (ma non troppo), fondati unicamente sul tiro in porta, la risposta è certamente positiva. La qualità indicativa della performance di squadra, infatti, si può ottenere attraverso la rilevazione notazionale (segnare, osservando una gara, in un’apposita tabella, alcune situazioni ricorrenti). Avendo ben chiaro che la vera unità di misura del calcio ai fini della verifica della prestazione non è il gol, ma la palla gol, possiamo affermare che un dato significativo è rappresentato dalla somma delle occasioni create meno la somma delle occasioni subite. Inoltre, si possono ricavare abbastanza facilmente altri parametri indicativi quali, ad esempio, la differenza tra:
i calci d’angolo fatti e quelli subíti;
i tiri in porta/fuori fatti e quelli subíti;
i tiri parati fatti e subíti;

A livello di capacità condizionale possiamo raggiungere dei “numeri” oggettivi attraverso la rilevazione della differenza tra: i contrasti vinti e quelli persi;le “seconde palle” recuperate e non

Sotto il profilo tattico e prettamente qualitativo,  ma questi sono parametri più difficilmente quantificabili dall’occhio umano, si possono analizzare per chiudere il cerchio:
la gestione del possesso (indicando se a favore o a sfavore);
il livello del baricentro della squadra (rilevando se alto-medio-basso).

Attraverso l’annotazione di questi dati, ogni allenatore o collaboratore tecnico può avere un’idea pressoché realistica sull’andamento di una gara e, conseguentemente, di una stagione


CONTANO LE CONCLUSIONI
Ma come sfruttare al meglio quanto ricavato dall’analisi notazionale? Attraverso, ad esempio, l’Indice di Pericolosità Offensiva (IPO). Si tratta di un’evoluzione più precisa e completa delle prime nozioni suggerite nelle righe precedenti, introdotte già a suo tempo da Maurizio Viscidi (vice-coordinatore delle Nazionali Giovanili) e da SICS, azienda che offre prodotti e servizi per lo sport. Questo indice è nato da un’idea dello stesso Viscidi, con la collaborazione di Antonio Gagliardi e Marco Scarpa (rispettivamente video-analista e osservatore della Nazionale con Antonio Conte); è servizio diretto ai club e ai media, attraverso un accurato lavoro di analisi dell’Azienda di Bassano del Grappa. Misura la capacità dimostrata da una squadra di produrre situazioni potenzialmente pericolose per l’avversario (da un calcio d’angolo a una conclusione dentro l’area, da un cross senza colpo di testa a una punizione laterale), assegnando loro un diverso peso (positivo) in base all’importanza. Ad esempio, il calcio di rigore ha il valore più elevato (perché è  maggiore la probabilità di segnare), mentre un corner ne ha uno  inferiore. L'indice  quantifica, in sintesi, la pericolsità offensiva della squadra contemplando la mole di gioco e gli eventi offensivi prodotti in una partita.

 

 

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