L’idea del difensore moderno, oltre la tecnica e i mezzi fisici

24.02.2015 00:16 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: www.upcoach.it
L’idea del difensore moderno, oltre la tecnica e i mezzi fisici

Un “grande” difensore nel calcio moderno, oltre la tattica e i mezzi fisici è un difensore sempre più in grado di pensare, sempre più in grado di decidere e soprattutto agire “individualmente”.

Questo può sembrare un paradosso rispetto la cultura calcistica attuale che vede il singolo inserito in un preciso meccanismo/sistema collettivo, dove ogni movimento e gesto sono in relazione ai movimenti e gesti dei compagni di squadra.

In realtà, presente e futuro della fase di non possesso, vedono uno slancio individualista difensivo esattamente alla pari dell’ormai noto e approvato individualismo offensivo.

In altri termini: così come in attacco a fare la differenza è la giocata, l’invenzione del singolo, anche in difesa la “presa di posizione” decisionale e fisica del singolo risulta sempre più determinante, vincente e soprattutto da allenare.

Questo significa dedicare attenzione e allenamento, non solo ai movimenti codificati e organici, ma anche alla corretta lettura delle situazioni di gioco, alla capacità di decidere cosa fare in sempre meno tempo, a gestire l’imprevisto e quindi ad agire proprio in quelle situazioni dove l’organizzazione collettiva non funziona.

Il difensore del presente e del futuro sarà sempre “guidato” ma anche indotto ad agire e pensare, in determinate situazioni, come singolo.

Il gioco del calcio nella sua cavalcata, dai suoi albori a oggi, è passato dalla pura intuizione alla esasperazione tattica, soprattutto nella fase di non possesso.

Questo porterà alla redistribuzione dei giocatori in campo, attraverso una diversa occupazione degli spazi e quindi, mentre per la fase offensiva l’iniziativa individuale ha avuto e avrà sempre una grande importanza, per quella difensiva bisognerà lavorare sui particolari dell’organizzazione collettiva.

Finora le difese si sono preoccupate di applicarsi in movimenti ben precisi e codificati, basati sul posizionamento, volto a proteggere la propria porta tramite una corretta e dinamica occupazione dello spazio. Ma i nuovi passi in avanti in tema di esecuzione efficace della fase di non possesso si stanno orientando verso una lettura più dinamica (intellettivamente parlando) delle diverse situazioni di gioco.  Sia individualmente sia collettivamente si punta alla capacità di anticipare le giocate compagno-avversario e a saper leggere le intenzioni dell’avversario senza dimenticare di esercitare “pressione” sul portatore di palla per ridurne le possibilità di appoggio. In sostanza, difese sempre più attive.

Il futuro riguarderà l’evolversi dei compiti e delle funzioni dei singoli all’interno del meccanismo difensivo di reparto.

In questo scenario l’allenatore resterà comunque determinante. Le sue scelte dovranno tener conto delle caratteristiche di ogni atleta, dei concetti in cui crede e dell’elasticità mentale dei propri giocatori, poiché le situazioni di gioco varieranno, sempre più velocemente secondo la posizione della palla, della zona da difendere e delle attitudini degli avversari.

 

Il pensiero tattico

La tattica, da dizionario, è: “insieme di azioni, scelte, comportamenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo”. Tattico si dice di azione studiata, accorta, l’etimologia ci dice che deriva dal greco taktikόs: “che serve a ordinare”. Ebbene nella fase difensiva è sempre predominante il “pensiero tattico”, poiché in questa fase è decisivo percepire, scegliere, decidere e infine eseguire l’azione motoria, sia essa individuale o collettiva (ordinatamente quindi). E deve essere la più idonea alla situazione di gioco da affrontare.

I difensori, ovverosia tutta la squadra in fase di non possesso, devono parlare una “lingua comune”, ragionare all’unisono, perché solo ciò può consentire loro di capire e leggere le diverse e articolate situazioni di gioco in modo univoco. Non si può parlare, infatti, di schemi difensivi ma di concetti difensivi che si traducono sul campo in atteggiamenti singoli e collettivi.

Gli atteggiamenti, quelli corretti, sono indispensabili per costruire l’elasticità necessaria, atta ad avere la capacità di modificare velocemente il comportamento secondo disposizione avversaria e reali situazioni di gioco. Fra i comportamenti caratteristici del difensore prossimo futuro c’è un ritorno all’essere molto attivo nella zona, un difensore che si proponga con la mentalità di un attaccante.

Il concetto che si vuol mettere a fuoco è che bisogna essere in grado di riconoscere immediatamente quando, come e dove muoversi col minor sforzo e nel minor tempo possibile; a questo proposito è fondamentale allenare la mente… per allenare il corpo.