Analisi Tattica: la Svizzera di Vladimir Petkovic

28.10.2017 20:46 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: assoanalisti.it
Analisi Tattica: la Svizzera di Vladimir Petkovic
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Insidefoto/Image Sport

Con l’allenatore bosniaco, la nazionale svizzera ha appena raggiunto il quinto posto nel ranking FIFA. Un posizionamento così alto in classifica la Svizzera non lo raggiungeva dal 1994 quando, sotto la guida dell’allenatore inglese Roy Hodgson, conquistò il quarto posto nel ranking grazie alle ottime prestazioni ottenute sulla strada che portava ai mondiali americani.

Petkovic è riuscito a dare un identità, un’organizzazione (sia in fase di possesso che in fase di non possesso) ed un sistema di gioco ben definito alla nazionale rossocrociata.

Il sistema di gioco base è un 1-4-2-3-1

Tra i pali troviamo Yann Sommer, a comporre la linea difensiva ci sono il capitano della squadra Stephan Lichtsteiner sulla destra, il neo acquisto del Milan Ricardo Rodriguez sulla sinistra e i due centrali Fabian Schar e Johan Djourou.   Davanti a loro sulla mediana agiscono Valon Behrami e Granit Xhaka. Sulla trequarti da destra a sinistra abbiamo Xherdan Shaqiri, Blerim Dzemaili e Admir Mehmedi. La punta centrale titolare della nazionale elvetica è Haris Seferovic.

 

FASE DI POSSESSO

 

Una delle peculiarità della nazionale elvetica è il possesso di palla. La squadra non butta mai avanti la sfera in modo casuale e cerca di conquistare campo grazie ad una fitta rete di passaggi. Contando le ultime dodici partite ufficiali della nazionale – le quattro dell’europeo e le otto delle qualificazioni mondiali – solo contro il Portogallo (prima partita di qualificazione ai mondiali) la Svizzera ha ottenuto a fine gara una percentuale di possesso palla inferiore all’avversario. Nelle restanti undici gare, la media del suo possesso è del 62,1%.  Nell’europeo dell’anno scorso giocato in Francia, la media nelle quattro gare giocate è stata del 57,5% (fonte UEFA.com).

Quando deve costruire l’azione dal basso, uno dei due mediani (Behrami), spesso si abbassa sulla linea dei difensori, precisamente tra i due centrali, mentre Xhaka rimane in posizione più avanzata svariando davanti ad essi e aspettando che gli venga recapitato il pallone. I due terzini si alzano andando anche oltre la linea del mediano.

 

Quasi tutti gli sviluppi del gioco partono dai piedi di Granit Xhaka. Quest’ultimo ha il compito di cercare l’ampiezza innescando così gli esterni alti (Mehmedi o Shaqiri) o i terzini (Lichtsteiner o Rodriguez) che in questa fase diventano dei veri e propri attaccanti aggiunti con il compito di puntare in un “uno contro uno” il loro avversario diretto.

Se non fosse possibile questo tipo di giocata, ecco che la palla viene portata in avanti da uno dei due centrali difensivi; nel frattempo l’esterno alto (Shaqiri o Mehmedi) si posiziona in una zona di campo più accentrata, creando così uno spazio sulle corsie laterali che viene attaccato dal terzino che si porta in proiezione offensiva.

Un’alternativa a tutto ciò è il possibile tentativo di accentramento dello sviluppo del gioco non cercando più le corsie laterali per una possibile rifinitura della manovra, ma utilizzando scambi veloci e verticalizzazioni improvvise per mandare l’uomo in porta.

 

FASE DI NON POSSESSO

 

Quando gli elvetici non sono in possesso della sfera si attua una copertura degli spazi sul campo: i due esterni alti, Mehmedi e Shaqiri rientrano sulla linea dei centrocampisti, formando così una sorta di 4-4-2, con Dzemaili quasi sulla linea di Seferovic.

Seferovic e Dzemaili applicano una pressione al portatore di palla cercando di impedire a quest’ultimo il passaggio per vie centrali.

Qualora gli avversari riuscissero a far arrivare un pallone per vie centrali nella metà campo svizzera, ecco che Behrami esce con un pressing deciso, costringendo l’avversario a restituire il pallone nella propria metà campo, facendo di fatto ricominciare da capo il tentativo di costruzione dell’azione della squadra avversaria.

Quando invece la squadra avversaria riesce a superare la metà campo, Dzemaili si abbassa velocemente sulla linea dei centrocampisti facendo si che il modulo si trasformi in un 4-5-1.

 

Quando i centrocampisti avversari provano a sganciarsi  portandosi così in proiezione offensiva, questi vengono seguiti dai due mediani (Xhaka e Behrami) che fanno da schermo davanti alla difesa, mentre i tre trequartisti rimangono qualche metro più avanti cercando di chiudere le linee di passaggio al portatore di palla.

Quando capita che grazie alla bravura dei giocatori avversari il pallone finisca per via centrali agli attaccanti, i difensori svizzeri escono in marcatura sull’attaccante. Nel video che andremo ora a vedere, la Polonia grazie ad una serie di giocate veloci riesce a far arrivare il pallone a Milik che era venuto incontro ai propri compagni di squadra. In questo caso Djourou, che è il difensore centrale, lo va a prendere in marcatura, cercando di costringerlo a scaricare la palla sulle corsie laterali. Il difensore svizzero, una volta riuscito nel proprio intento, scappa immediatamente all’indietro cercando di tornare in linea con i propri compagni di reparto, senza più guardare l’avversario.

L’obiettivo della nazionale rossocrociata una volta riconquistato il possesso del pallone è quello di attaccare subito la profondità. Qualora non fosse possibile cercare una rapida verticalizzazione per il movimento della punta centrale, si cerca di allargare la ripartenza andando a pescare i terzini che, in fase di transizione, si trasformano in attaccanti aggiunti.

 

In caso invece si riesca a recuperare palla nella metà campo offensiva la verticalizzazione è immediata e lo spazio viene attaccato da tutti i giocatori offensivi che in quel momento si ritrovano oltre la metà campo.

Lo scopo è quello di andare a concludere a rete nel minor tempo possibile impedendo alla squadra avversaria di posizionarsi correttamente.

 

TRANSIZIONE DIFENSIVA

 

Quando perdono il possesso della sfera nelle metà campo offensiva, gli elvetici cercano immediatamente una riaggressione sul portatore di palla, non disdegnando nemmeno – ove possibile – un raddoppio di marcatura.

L’obiettivo è quello di rallentare la transizione della squadra avversaria, permettendo così ai compagni di squadra di poter decidere quale sia la migliore scelta da prendere avendo a disposizione qualche secondo in più e succesivamente di poter sottrarre il pallone grazie ad un raddoppio o in seguito ad un “uno contro uno” sfruttando l’indecisione del portatore di palla.

Nel caso non fosse possibile effettuare una immediata riaggressione, si cerca di scappare con più effettivi possibili in direzione della propria porta. Nello specifico, i quattro difensori più i due mediani sono quelli deputati a rinculare più velocemente possibile, cercando di chiudere l’eventuale verticalizzazione del portatore di palla che potrebbe diventare letale.

Coclusioni Finali

La nazionale elvetica è entrata oramai stabilmente nell’élite del calcio mondiale. Gli anni bui a cavallo degli anni ’90-2000 sono stati messi definitavamente alle spalle. Il motore di questa nuova nazionale è composto per una buona parte da giocatori naturalizzati (Djorou, Dzemaili, Behrami, Shaqiri, Mehmedi) e possiede un giusto mix di esperienza e gioventù.          Uno dei punti di forza degli uomini di Petkovic è l’alto tasso tecnico che possiedono i giocatori svizzeri, Xhaka, Shaqiri e Mehmedi su tutti. Il possesso palla – come già detto in precedenza – è uno dei punti sul quale si basa l’intero gioco degli elvetici.

Negli ultimi anni, l’organizzazione di questa nazionale è andata via via perfezionandosi sempre di più, cosa che le ha permesso di arrivare agli ottavi di finale sia ai mondiali brasiliani che agli europei dello scorso anno. Attualmente la Svizzera è anche in testa al girone di qualificazione per i mondiali in Russia dell’anno prossimo, proprio davanti al Portogallo fresco campione d’Europa. In campo, tutti i giocatori sanno perfettamente quello che devono fare sia in fdp, in fdnp e di transizione. Le idee di gioco sono chiare e Petkovic è riuscito a dare un’impronta tattica di rilievo alla squadra.                                                                                                                                                            D’altra parte va detto che, al momento, la grande mole di gioco che effettua la squadra fatica ad essere conclusa. Durante l’europeo, due gol sui tre realizzati dagli elvetici sono derivati da palle inattive. Seferovic, fino ad ora, nonostante i tre gol nelle ultime due partite di qualificazione all’europeo si è spesso mostrato poco lucido sotto porta. Le transizioni difensive a volte non sono state velocissime, e talvolta hanno portato la squadra avversaria a concludere a rete. Probabilmente il fatto che in questi ultimi europei in campo ci siano stati diversi giocatori con una non spiccata indole alla fase difensiva, può aver inciso e forse potrà incidere anche nei prossimi mondiali. Petkovic, fresco di rinnovo contrattuale, rimarrà al timone della nazionale fino al 2020. Lui e tutti gli svizzeri si augurano di poter superare lo scoglio degli ottavi di finale che, nelle ultime rassegne iridate alla quale hanno partecipato, si è dimostrato un vero e proprio ostacolo insormontabile per i rossocrociati.

 

PUNTI DI FORZA

 

– POSSESSO PALLA

– ECCELLENTE ORGANIZZAZIONE TATTICA

– OTTIMO TASSO TECNICO COLLETTIVO

 

PUNTI DEBOLI

 

– MANCANZA DI UN VERO E PROPRIO ATTACCANTE GOLEADOR FINO AD ORA

– TRANSIZIONI DIFENSIVE NON VELOCISSIME