Analisi Tattica: la Spal di Leonardo Semplici

13.06.2017 19:11 di Redazione FS24 Twitter:    vedi letture
Fonte: assoanalisti.it
Analisi Tattica: la Spal di Leonardo Semplici
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Nel mondo del basket NBA per chi vince due titoli consecutivi si utilizza l’espressione “back to back”: se fossimo in America, quindi, l’impresa della Spal di mister Semplici, capace di centrare due promozioni in due anni consecutivi, sarebbe salutata come un incredibile ed entusiasmante “back to back”. Sappiamo come in Italia fare il doppio salto di categoria nel mondo del calcio sia un evento molto raro che avviene di solito o grazie a spropositate disponibilità economiche delle società che ci riescono o grazie ad un impianto di gioco e ad un gruppo di giocatori molto ben collaudati e coesi.

E proprio a questa seconda categoria si può ascrivere il caso della doppia cavalcata della Spal nata con risorse non infinite, investimenti oculati ed un mister capace di plasmare un solidissimo 3-5-2 adattandolo ad una rosa composta da parecchi giocatori esperti ed un manipolo di giovani di buona prospettiva.

Non ci sono, quindi, ricette miracolose nei successi della Spal: pochi fronzoli e tanta concretezza sono stati sicuramente gli aspetti fondamentali per ottenere alti rendimenti in campionati molto ostici e combattuti come la Lega Pro e la Serie B.

Floccari, arrivato nel mercato di gennaio come rinforzo di lusso, Antenucci, Del Grosso, Schiattarella, Arini e Giani sono stati i senatori che hanno guidato il gruppo che ha riportato la città di Ferrara sul palcoscenico della Serie A dalla quale mancava da quasi cinquant’anni, aiutati da giovani promettenti come il portiere Meret, il difensore di scuola torinista Bonifazi, l’esterno Lazzari e il centrale Vicari.

 

IL SISTEMA DI GIOCO

 

Leonardo Semplici, allenatore toscano in grande ascesa, è solito schierare i suoi giocatori con un granitico 3-5-2. In fase offensiva in realtà la squadra si muove con un 3-5-1-1 dal momento che una delle due punte, più facilmente Antenucci per caratteristiche tecniche, è solita giocare nella zona di rifinitura abbassandosi verso i centrocampisti e giocando alle spalle della prima punta. In fase difensiva invece i due esterni si abbassano spessissimo sulla linea dei centrali, di fatto configurando un sistema di gioco difensivo molto più vicino al 5-3-2 piuttosto che al teorico 3-5-2 di partenza.

FASE DI POSSESSO

 

Come accennavamo in sede di introduzione, il gioco della Spal non è estremamente spettacolare, nè si fonda sulla ricerca di un lungo possesso palla o su trame particolarmente insistite ed elaborate. Nè i difensori, nè i centrocampisti della rosa a disposizione di Semplici, infatti, hanno caratteristiche tecniche da grandi costruttori di gioco, pertanto, molto intelligentemente, il tecnico dei ferraresi predilige far giocare i suoi in maniera molto lineare saltando spesso la fase di sviluppo dell’azione e preferendo verticalizzare direttamente sulla seconda punta che si sobbarca il compito di imbucare l’altro attaccante o far salire la squadra appoggiandosi sugli esterni o sulle mezz’ali che salgono rapidamente.

Questo tipo di giocata codificata è parecchio efficace sia per la bravura di elementi come Antenucci, abilissimo nel gestire il pallone spalle alla porta, sia per l’ottima capacità di inserimento delle mezz’ali, in particolare Luca Mora. In questo gol al Cittadella si può ammirare l’efficacia di tale giocata.

La prima opzione degli uomini di Semplici è quindi la verticalizzazione con l’avanzamento rapido degli esterni ed interni di centrocampo e le due punte scaglionate.

Se questa soluzione non riesce, la Spal si ritrova con un enorme distanza tra la difesa e gli altri due reparti. Ecco quindi che si rivela molto prezioso il gran lavoro ad elastico delle mezz’ali le quali rientrano nella zona di sviluppo e cercano un fraseggio sfruttando i passaggi a muro con uno degli esterni per poi provare una giocata atta ad attaccare la difesa avversaria. In questo caso Luca Mora prima si inserisce fino al limite dell’area poi rientra, e, nel momento in cui il possesso viene ribaltato sul suo lato, gioca di sponda con Del Grosso prima di effettuare un cross per Zigoni e l’altra mezz’ala Arini.

FASE DI NON POSSESSO

 

Oltre all’attacco più prolifico la Spal ha chiuso il suo trionfale campionto di B potendo vantare la terza miglior difesa, indice che la fase di non possesso è svolta in maniera molto accurata da tutta la squadra.

Di norma difficilmente le due punte spalline attuano un pressing alto, più spesso si limitano ad una blanda pressione sul pallone nei piedi degli avversari per spingerli a scegliere di giocare su una delle due fasce. E’ in questo momento allora che la mezz’ala attacca aggressivamente il portatore dando il via ad un pressing corale nella zona centrale del campo per recuperare la palla.

Se tale pressing si rivela inefficace, la squadra si riposiziona nella propria tre quarti in modo da creare la maggior densità possibile tra linea difensiva e linea di centrocampo.

I centrali difensivi si ritrovano a giocare in linea molto stretti e i due esterni scendono a formare una difesa a 5, anch’essi stringendo molto verso i centrali. Il lavoro più oscuro e pesante è quello delle mezz’ali che devono velocemente ripiegare per formare la linea a tre davanti alla difesa. La scelta è chiaramente quella di non concedere nessuna giocata facile nella zona di rifinitura, nè di lasciare spazio a tiri da fuori area.

Piuttosto viene concesso l’uno contro uno avversario sulla fascia forti del fatto che il trio di centrali è molto abile ed organizzato sulle palle alte derivanti da potenziali cross.

Le punte invece giocano per lo più con movimenti di smarcamento preventivo e solo in caso di azione avversaria particolarmente insistita si abbassano in aiuto del centrocampo. Non sempre però questa tattica premia, soprattutto quando nelle fasi di transizione, le mezz’ali, a cui è richiesto un lavoro molto intenso box-to-box, si ritrovano fuori posizione. E’ il caso di questa rete subita dal Cittadella dove l’esterno Lazzari copre il buco in mediana e lascia spazio nella linea difensiva a cinque in cui è bravo un attaccante del Cittadella ad effettuare un passante che lo mette in condizione di confezionare l’assist del gol.

PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA

 

Miglior attacco e terza miglior difesa: basterebbero questi due dati per spiegare le ragioni della stagione vincente della Spal. In realtà scavando più a fondo possiamo aggiungere che la formazione biancazzurra è quella tra le compagini di B che ha segnato più gol di testa (18, più di un quarto dei 66 totali), spesso sfruttando ottimamente i calci piazzati, come ad esempio in occasione di questa rete al Cittadella.

Il 3-5-2 di Semplici, seppur non esattamente spettacolare, si è dimostrato un sistema di gioco molto congeniale agli uomini di cui il mister toscano disponeva. Difensori abili in marcatura e nel gioco aereo, centrocampisti di rottura più che di costruzione e un attacco tecnico e adatto a sfruttare le rapide verticalizzazioni del gioco spallino, sono state la chiave dei successi di questa squadra.

 

I punti di debolezza, sono più che altro da considerare tali se prioiettiamo la Spal nel futuro campionato di serie A. Fondamentalmente sono due, sebbene siano stati ben mascherati in questa stagione dall’alto livello delle prestazioni dei protagonisti: il dispendiosissimo lavoro dei centrocampisti e la tendenza a lasciare campo libero sulle fasce agli avversari che stanno attaccando. La mediana attuale della Spal è stata l’ago della bilancia delle performances dei ferraresi ed esssendo un reparto molto muscolare rischia di trovarsi in evidente difficoltà tecnica contro i rispettivi omologhi specialmente delle squadre della medio-alta serie A. Inoltre questo chiudersi “a riccio” nella fase difensiva può scoprire il fianco alle ben più pericolose incursioni sulla fasce tipiche dei tanti attaccanti esterni del nostro campionato maggiore.

Per continuare, quindi, a sognare e a sperare di conquistare una salvezza storica, la Spal dovrà cercare, senza stravolgere quest’impianto tecnico ed un gruppo sicuramente ben affiatato, di innestare in ogni reparto giocatori con maggiore qualità, qualità senza la quale è difficile galleggiare anche in una serie A livellata verso il basso come ha dimostrato di essere nell’ultimo decennio la nostra massima serie.