Analisi Tattica: il Napoli di Maurizio Sarri
Fase di possesso
Il Napoli gioca un calcio semplice, ma molto organizzato, capace di imporre il proprio ritmo a qualsiasi avversario, e di sfruttarne i punti deboli. In fase di possesso tutto parte dai due difensori centrali che ricevono dal portiere ai limiti dell’area di rigore e cercano di impostare, con l’aiuto di Jorginho, regista della squadra che si abbassa, mentre nel frattempo i terzini si allargano per dare ampiezza posizionale alla squadra, e le due mezz’ali si posizionano in zona luce per garantire una linea di passaggio in più.
Nelle ultime partite il Napoli ha sofferto il sistema di marcatura a uomo che quasi tutte le squadre hanno impostato nei confronti dell’italo-brasiliano Jorginho, nonostante l’ottima propensione di Koulibaly a supplire, e dirigere le operazioni da dietro. Il senegalese, dei centrali a disposizione di Sarri, è quello che ha il compito di aiutare la squadra ad impostare, cosa che a volte crea delle ottime opportunità, come nell’immagine che prendiamo in esame subito dopo, ma che a volte crea anche difficoltà, come avvenuto a Bergamo e Genova (e per circa 20 minuti contro il Benfica), dove gli avversari lasciano lo spazio per farlo impostare, ma organizzano bene le marcature del resto della squadra, Koulibaly (ed anche Albiol) non riesce a muovere la palla velocemente.
Come si nota dall’immagine sotto, Jorginho è marcato da Almeida, così sarà Koulibaly a far partire l’azione, nel frattempo Ghoulam attacca la profondità offrendo un ulteriore appoggio largo alla manovra offensiva, mentre Hamsik, maestro nel trovare spazi fra linee, si ritaglia uno spazio fra difesa e centrocampo del Benfica cercando di rompere l’equilibrio e l’ordine dello schieramento portoghese.
I centrocampisti del Napoli hanno dei ruoli prestabiliti e diversi fra loro, in fase di possesso. Detto di Jorginho, Hamsik è tornato ai vecchi splendori nell’era Sarri, dopo un periodo buio, grazie alla sua posizione da mezz’ala sinistra. Il capitano napoletano è libero di provare i movimenti senza palla in cui tanto è bravo, oppure viene incontro al difensore in fase di impostazione, portando con sé un uomo e creando spazio per i compagni.
L’azione presa in analisi, che porterà al calcio d’angolo dal quale poi il Napoli sbloccherà la sfida contro il Benfica, è emblematica. Hamsik prima si abbassa a dare un appoggio a Koulibaly, poi nel giro di pochi instanti si propone in profondità creando confusione fra gli avversari, a ridosso dell’area serve di tacco Ghoulam, che a sua volta allarga per Mertens. Il belga è così libero di azionare una delle mosse più usate, e più letali del Napoli di Sarri: lancio verso Callejon, che attacca il lato debole degli avversari con i suoi inserimenti ad eludere la difesa.
Lo spagnolo è stato determinante finora negli schemi del tecnico toscano, sia per l’enorme mole di lavoro in fase di non possesso, che per la propensione a sfilacciare le difese avversarie, a instillare il dubbio nei terzini che affronta. E’ un’ala atipica, non eccelle nel dribbling, e neanche nel cross, se gioca con la palla al piede non è determinante come lo sono Mertens e Insigne, ma ad attaccare le spalle è uno dei migliori del nostro campionato, ed attualmente è la miglior risorsa offensiva dei partenopei. E’ sempre difficile decidere come affrontarlo, se lo si marca stretti, si lascia spazio fra terzino e difensore centrale, spazio che può essere facilmente attaccato dagli altri giocatori del Napoli, altrimenti si rischia sempre di lasciarlo libero di attaccare il lato cieco.
Non è un caso che il centravanti del primo Napoli di Sarri, Higuain, abbia stabilito il record assoluto di reti in un singolo campionato italiano. Oltre alle indubbie qualità singole dell’attuale centravanti della Juventus, capace di vincere alcune partite praticamente da solo, il gioco del Napoli ha contribuito in maniera importante e decisiva. Higuain ha usufruito di un gioco di squadra verticale, il pallone non si muove mai in orizzontale fra giocatori dello stesso reparto. Gli stessi cercano sempre di muovere la palla tra una linea e l’altra, arrivando più spesso alla punta. Il dopo Higuain sembrava essere Arkadiusz Milik, ex centravanti dell’Ajax, che aveva cominciato bene ma si è infortunato il nazionale. Il polacco non è un giocatore in grado di cambiare il contesto da solo, e non lo è neanche il suo sostituto Gabbiadini, molto bravo a cercare la profondità, o a cercare di liberare il sinistro per tentare il tiro, ma al momento i movimenti dell’italiano sono prevedibili e tutta la manovra del Napoli ne risente.
Il Napoli gioca con un attaccante che faccia da collante per la manovra e tenga la difesa (o quantomeno i due difensori centrali) impegnati, e tenga la squadra avversaria più bassa.
Fase di non possesso
Il Napoli in Fase di non possesso organizza un pressing che crea difficoltà alla squadra avversaria. La squadra di Sarri inoltre tende sempre a stare alta, prendendosi anche qualche rischio, come quelli visti in Napoli-Roma, partita poi persa dai partenopei per due ingenuità di Koulibaly.
I 3 centrocampisti accompagnano la prima linea sul pressing offensivo, quando si perde la palla si ricompattano creando densità. Il Napoli è molto aggressivo nel recupero palla, aiutato in particolare da Allan, che è preziosissimo in FDNP e va sempre a portare avanti la linea di pressing per primo. ll problema è questo tipo di gioco è dispendioso, se il pressing non è organizzato e non è aggressivo (cosa che sta accadendo nelle ultime partite) il Napoli si espone a pericoli grossi, soprattutto mantenendo la difesa così alta.
La linea di pressing del Napoli, inoltre viene effettuato in diagonale, in modo da stringere lo spazio agli avversari ed avvicinarli ad una delle due linee laterali del campo. Così però si rischia di lasciare spazio sul lato debole, e come nel più classico dei casi di contrappasso, così come il Napoli è bravissimo a creare pericoli attaccando il lato “cieco”, stessa cosa accade agli avversari, che in FDP fanno la stessa cosa: se riescono a superare la prima linea di pressing, trovano facilmente lo spazio.
Uno degli esempi più lampanti è il gol subito dai partenopei in Champions, contro il Besiktas. Caner Erkin si libera facilmente di Callejon, che era andato in pressione solitaria, la squadra del Napoli è sbilanciata verso destra, e quindi la parte sinistra del Besiktas. Il terzino turco di seguito lancerà verso il lato opposto dove Quaresma troverà tutto il tempo e lo spazio per far male.
I problemi principali di questo “secondo” Napoli di Sarri cominciano a manifestarsi e ad essere più evidenti. L’allenatore toscano a volte non sembra avere un piano B, la sfortuna sul caso Milik, ha creato un vuoto di idee in fase offensiva, e quando Callejon viene limitato, come ha fatto Spalletti in Napoli-Roma, predisponendo quasi una marcatura a uomo con Juan Jesus sullo spagnolo, il Napoli va in difficoltà. Il falso nove tuttavia, paventato da molti giornali, non sembra essere una soluzione, ma eventualmente creerebbe un ulteriore problema, così come il ritorno al 4-3-1-2 utilizzato da Sarri ad Empoli, sarebbe ancora più difficoltoso da far digerire, ad una squadra che per larghi sprazzi dello scorso campionato, e qualche partita di questo, ha dimostrato di poter giocare il miglior calcio d’Italia.