Calcio e Settore giovanile in Italia. Analisi comparata con realtà europee

23.09.2014 21:48 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: Roberto Nencini- calcioscouting.com
Calcio e Settore giovanile in Italia. Analisi comparata con realtà europee
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Nonostante la Riforma del nostro calcio sia tema di assoluta attualità ed argomento fortemente dibattuto, anche grazie al contributo di interessanti trasmissioni televisive che hanno analizzato lo stato del nostro movimento calcistico italiano, pare evidente quanto si renda tuttavia necessario passare alla concretezza dei fatti.

A tale scopo è opportuno innanzitutto evidenziare quelle realtà che, calcisticamente parlando, hanno portato lustro al proprio paese e alla propria città ponendo al “centro dell’attenzione” i giovanissimi calciatori del proprio vivaio. E così, possiamo facilmente osservare come, in percentuale, se in Italia i ragazzi che passano dalla primavera alla prima squadra rappresentano solo l’8,4%, in Europa la situazione cambia radicalmente. In Francia infatti sono ben il 23,6%, in Spagna il 21,1%, in Germania il 16,6% ed in Inghilterra il 13,6%.
A livello di club, tra le squadre dei maggiori campionati europei, è il Barcellona a sfornare dal proprio settore giovanile il maggior numero di calciatori per la massima serie con una percentuale del 64%! Un plauso meritano l’Athletic Bilbao ed il Real Sociedad, entrambe dei paesi baschi, che occupano la seconda e terza piazza di questo podio.
Un’ampia parentesi va aperta proprio nell’analisi del caso Athletic Bilbao: è importante sottolineare, infatti, che per cultura e tradizione, afferiscono nella squadra basca soltanto giocatori provenienti dal territorio, che conta 2.191.000 abitanti (2012). Da questo semplice dato anagrafico si comprende quanto il bacino d’utenza da cui attinge la società basca per il settore giovanile e la prima squadra sia molto ristretto.  Nonostante ciò, la società vanta negli anni un palmares di tutto rispetto, come ad esempio il recente 4° posto nella passata stagione 2013/14 della Liga Spagnola e la successiva ammissione alla Champions League ai danni del Napoli.
L’Athletic Bilbao è una delle ultime realtà calcistiche a “resistere” al calcio moderno. L’attaccamento alla maglia viene ben prima dei soldi. Un esempio? In estate la squadra basca ha ceduto Abel Herrera al Manchester United per l’esorbitante cifra di 36 milioni di euro, reinvestiti tutti nel Settore Giovanile!
Tutto questo in totale assenza di rivolte da parte dei tifosi locali che, lo ricordiamo, sono anche soci del club attraverso un azionariato popolare costituito da circa 30mila persone, tutti abbonati allo stadio San Mamés.

In Francia, è il Lione la società più virtuosa con ben il 53,8% dei ragazzi proiettati in prima squadra, occupando così la quarta piazza a livello europeo; in Germania è il Friburgo la società che offre ai giovani maggiori possibilità con una percentuale del 34,6%.  Ed in Inghilterra? L’Arsenal è al decimo posto nella classifica generale e al primo nel suo paese con il 32,3%. L’Italia? In casa nostra neanche un decimo dei ragazzi della Primavera arriva a giocare nelle serie maggiori!
Nonostante questo dato preoccupante, c’è chi, tuttavia, ha un occhio attento allo sviluppo del Settore Giovanile. E’ il caso dell’Atalanta con ben un terzo dei giovani calciatori della prima squadra cresciuti a Zingonia (28,6%) grazie al lavoro del “maestro” Mino Favini, dall’alto della sua intramontabile esperienza in qualità di responsabile della “cantera bergamasca”.
“Le squadre migliori a livello di settore giovanile, non sono quelle che vincono di più, ma quelle a cui hai dato un’impronta tale che consentirà alla maggior parte del gruppo di arrivare al professionismo. La crisi italiana? C’è poco coraggio nel lanciare i giovani, le squadre mirano al risultato e alla classifica e ricercano subito calciatori esperti, magari stranieri. Invece bisognerebbe avere la pazienza di aspettare e farli crescere. I risultati sarebbero migliori per le Nazionali e per i club stessi”. La ricetta del modello Atalanta? Eccola: tecnica, volontà, entusiasmo con una base solida di sani valori improntati all’educazione e alla formazione culturale.
L’analisi lucida e esperta del Sig. Favini trova riscontro analizzando i dati del massimo campionato appena iniziato. La prima giornata di Serie A ha avuto come protagonisti il 55% di giocatori stranieri. Le sei squadre che militano nelle coppe europee hanno superato il 70% in presenza straniera; la Fiorentina, nella sua formazione titolare, ne ha schierati addirittura undici! Non solo, l’età media della serie A, pone l’Italia al 30° posto (su 31) come campionato più vecchio d’Europa e addirittura in ultima posizione se si considerano i campionati più rappresentativi. Confrontando quest’ultimo dato con la Bundesliga si comprende bene la differenza, dato il livello d’attenzione del campionato tedesco verso gli under 23, utilizzati in una misura del 40%!

Quali sono dunque le possibili soluzioni per rilanciare i vivai e riportare il calcio italiano in auge? Una via la propone (in un articolo pubblicato su ivg.it) Felicino Vaniglia, selezionatore provinciale delle rappresentative liguri e da sempre schierato a favore dei giovani, a cui si dedica da più di quarant’anni con passione e entusiasmo:”Dare più spazio ai settori giovanili nei bilanci societari e recuperare le posizioni perdute in campo internazionale promuovendo un netto cambiamento di rotta culturale attraverso una svolta riformista con l’introduzione di un protocollo di gioco nei club professionisti e/o dilettantistici e con l’istituzione di un supercorso ad hoc e la realizzazione delle Accademie, vale a dire di strutture qualificate dove i ragazzi possano studiare ed allenarsi”. Vaniglia, nei suoi viaggi di aggiornamento tecnico nei paesi europei, che rappresentano l’eccellenza in materia di “youth sector” (per intenderci Inghilterra, Spagna, Germania e, a breve, la Francia), ha potuto constatare il ritardo che il nostro paese ha accumulato nei riguardi dei nostri storici “competitor”.
Un gap riconducibile a suo avviso su aspetti di mentalità (la tendenza a rifiutare di confrontarsi con altre realtà, quasi a voler disconoscere che esse siano oramai, specie in campo calcistico, più evolute metodologicamente e meglio organizzate), culturali (il voler mettere il risultato al primo posto è penalizzante, quando invece oltre confine non importa più di tanto vincere con ogni mezzo i rispettivi campionati, quanto cercare, attraverso investimenti adeguati e muniti della pazienza necessaria, di produrre potenziali giocatori di talento), gestionali (come la mancanza di pianificazione e di programmazione a medio e lungo termine), strutturali (vedi l’atavica carenza di impianti adeguati) ed economici (su tutti, la svalutazione sistematica dei nostri vivai, un tempo vero fiore all’occhiello del football made in Italy). E’ su questi nodi strategici che è necessario intervenire urgentemente. Ci aveva provato Roberto Baggio con un progetto chiamato “Rinnovare il futuro” (consegnato al Presidente Abete nel Consiglio Federale del 21 dicembre 2011) che si proponeva una riforma dei Settori Giovanili a partire proprio dalle migliaia di squadre dilettantistiche che sono la base e la sostanza del nostro calcio. Un progetto concluso dopo 18 mesi di studio dove un gruppo di 50 persone aveva analizzato aree chiave come quella metodologica a quella organizzativa/logistica, quella tecnologica e quella economica. Il tutto sostenuto da uno studio comparativo con tutte le altre federazioni europee commissionato al Cies, centro studi della Fifa.
Un lavoro racchiuso in un libro di 900 pagine. Un benchmark impietoso per la nostra capacità di costruire e valorizzare i giovani. Una proposta rimasta senza risposta e che costrinse Baggio, nell’indifferenza generale, a dimettersi dalla carica federale assunta dopo la disfatta sudafricana per dare all’opinione pubblica un segnale di cambiamento.
“Non amo occupare le poltrone, ma fare le cose, quindi a malincuore ho deciso di lasciare” furono le parole di Roberto Baggio.
Ci domandiamo, in effetti, se sia forse giunto il momento di leggerlo..