Serie D, Dilettanti a chi? Marco Gaburro: dall’oratorio di Pescantina a Coverciano con Bergomi e Baresi, passando per l’AlbinoLeffe, la C2 e non solo. Un giovane che punta sui giovani. E sul gioco: tutti lo dicono, lui lo fa

04.04.2014 12:53 di Redazione FS24 Twitter:    vedi letture
Fonte: Luca Mignani - gianlucadimarzio.com
 Serie D, Dilettanti a chi? Marco Gaburro: dall’oratorio di Pescantina a Coverciano con Bergomi e Baresi, passando per l’AlbinoLeffe, la C2 e non solo. Un giovane che punta sui giovani. E sul gioco: tutti lo dicono, lui lo fa

Dall’oratorio a Coverciano, dai Pulcini della squadra del paese (Pescantina), alla C2: d’istinto, sempre. Marco Gaburro, allenatore classe 1973: eclettico e a muso duro se il caso. «Ho iniziato per gioco diciottenne, facevo l’animatore al Grest ed il ds del Pescantina mi propose di allenare». Tanto per? Mica tanto: su fino alla Juniores Nazionale della Poggese, a stagione in corso il presidente Trazzi lo promuove alla guida della prima in Serie D: «A ventisette anni ero l’allenatore più giovane d’Italia: presi la squadra in testa e la portai in fondo». Dunque C2, dunque il patentino di Seconda a Coverciano con Bergomi, Baresi, Donadoni, «ma anche Pioli, Iachini, Maran: un’esperienza formativa, chiaro, ma parliamo di preistoria oramai. I ricordi restano, però guardo avanti». Avanti allora, la D col Mezzocorona: «La rosa aveva fatto tre punti in nove partite, ci salvammo senza playout». Rimane con il ds Piazzi altri due anni, anche da responsabile tecnico del settore giovanile, poi ancora C2 a Portogruaro, chiamato non grazie all’amico del cugino della fidanzata del vicino, «ma perché si ricordavano di me per avermi affrontato in campo. Da ultimi conquistammo la metà classifica, poi un grave incidente stradale mi tenne lontano dai campi un mese. La famiglia Mio volle aspettarmi, così rientrai. Nonostante una striscia di risultati utili consecutivi venimmo tuttavia risucchiati ai playout proprio nell’ultima gara, retrocedendo contro la Biellese». Un duro colpo, anzi due: «Arrancavo, ero senza squadra e non posso stare senza allenare». Tant’è: Trento, Alta Vallagarina, ancora Mezzocorona e  la chiamata di Aladino Valoti alla Primavera dell’AlbinoLeffe: «Anche lui mi conosceva da avversario con l’Albano. Due ottime stagioni se guardiamo ai giovani lanciati (ad esempio Mattia Valoti al Milan), se invece si bada alla classifica allora è tutto sbagliato trattandosi di settore giovanile…». La proposta di esserne responsabile? Piace, ma piace di più la panchina, come sempre. Dunque altra attesa, dunque altra chiamata: all’Aurora Seriate in D. «Col ds Mancin stiamo facendo un gran lavoro da qualche anno. In stagione, ad esempio, abbiamo fatto soltanto quattro partite coi quattro giovani imposti dalla regola. Poi sempre sei o sette, e dai 1994 in su. Prima avevo fretta di arrivare, di salire. Oggi vedo che mister giovani, magari ex calciatori che hanno appena iniziato, hanno la mia età che alleno da quindici anni. Il miraggio della categoria superiore può essere un boomerang, qui a Seriate stiamo crescendo insieme». Lì da vedere, solo con un calcio «di concetti, non dogmi: fase di possesso aggressiva, compattezza in non possesso, attaccare gli spazi, giocare sull’ampiezza. E una volta che apriamo lavoriamo sui tagli. Giochiamo dietro alla linea avversaria». Concetti sul campo e su…carta: «Ho tempo libero, ma più che giocare alla Playstation mi piace leggere e scrivere. L’ho fatto per l’Adige ed il Corriere dello sport. Poi qualche saggio (Ritorno alla prassi, Dentro il gioco, Calcio al calcio), ed un romanzo, Aridità. Mi piace buttarmi». E ora? «Il calcio è in una fase transitoria. Sparirà la Lega Pro 2, cambierà la Serie D, i settori giovanili stanno prendendo una direzione difficile da identificare. In questo momento servono professionisti in tutti sensi, capaci non soltanto di allenare, ma di sapersi calare in ogni realtà, che sia giovanile, nazionale, da Serie D, C o B. Non può esserci troppa specializzazione, è una fase delicata che andrebbe utilizzata per completarsi: mettersi a disposizione del sistema e non il contrario. Ora sono tutti bravi e qualificati, ma per emergere e resistere occorre lavorare sui giovani, e la D come la Lega Pro devono essere passaggi per farli crescere». Certo bisogna crederci al di là dei blablabla di rito per pubblicità, e farlo con un occhio più al campo che ai risultati (immediati). Gaburro lo fa. Seminando raccoglie. E raccoglierà.