Borri a FS24: "Ecco perchè ho scritto il Manuale del talent scout nel calcio"

Osservatore professionista e “scrittore” di manuali: ormai Marco Borri si divide tra due ruoli e ai microfoni di footballscout24 presenta la sua seconda fatica letteraria.
Perché scrivere un secondo manuale per osservatori dopo 'L'osservatore calcistico a 360°' del 2014?
Ho deciso di scrivere il “Manuale del talent scout nel calcio” (Calzetti&Mariucci; 2017) anzitutto perché ho una forte passione per quello che faccio e in secondo luogo, sulla base del successo del primo libro del 2014 che è alla seconda edizione, volevo pubblicare qualcosa di nuovo con spunti inediti. Inoltre il primo libro trattava appunto la figura dell’osservatore a 360° (scouting squadre e scouting calciatori); il “Manuale del talent scout nel calcio”, invece, tratta (175 pagine a colori) in una lettura tecnica, ma nel contempo a tratti romanzata tutti gli aspetti relativi allo scouting dei calciatori. All’interno del libro sono presenti i preziosi contributi di: Emanuele Chiappero, Claudio Damiani, Claudio Filippi, Alessandro Gambaretto, Roberto Marta, Roberto Mattina, Antonio Sacco, Igli Tare, Carlo Zanantoni. Oltre allo scouting di campo ho molto a cuore anche scrivere e partecipare come relatore a corsi di formazione. Credo infatti, come ho accennato nel libro, che la condivisione, il confronto, ancor di più in un momento storico di cambiamento ed evoluzione del ruolo (primo corso indetto dalla Federazione nel 2015) come quello che stiamo vivendo sia necessario quanto produttivo per tutto il movimento.
In questi due anni come si è arricchita la tua esperienza professionale?
Quando è uscito il mio primo libro “L’osservatore calcistico a 360°” (Calzetti&Mariucci; 2014) ero ancora osservatore per il settore giovanile dell’ A.S. Varese 1910, storica società che a fine stagione è fallita e ora, con altro nome, milita nel campionato di Serie D. Mi sono abilitato nel 2015 come professionista a Coverciano e a stagione terminata ho incominciato ad inoltrare CV … è stato così che sono stato scelto dall’AlbinoLeffe dove tutt’oggi collaboro per il Settore Giovanile e la prima squadra (Lega Pro). Nel frattempo non ho trascurato la mia formazione partecipando a corsi e convegni calcistici … non voglio smettere di imparare.
Il mondo della 'manualistica calcistica' non è particolarmente sviluppato ne' pubblicizzato. Come te lo spieghi?
L’editoria in generale, come altri settori, incontra qualche difficoltà sia per motivi economici globali sia perché molto probabilmente oggi si legge meno; a volte nei centri commerciali mancano le librerie e questo la dice lunga da questo punto di vista. Inoltre scrivere di calcio significa scrivere ad una nicchia di lettori ben precisa e, nel mio caso, “parlare” di scouting o comunque di Osservatore Calcistico significa rivolgersi ad un pubblico ancor più ristretto. Sono fermamente convinto però che se si sviluppano prodotti innovativi e di qualità si possono comunque raggiungere interessanti risultati; sono necessarie idee e forza di volontà. Aggiungo che la Calzetti&Mariucci, editore dei miei libri (specializzato in pubblicazioni per l’attività fisica e lo sport dal 1993) si dedica con professionalità e passione anche alla manualistica calcistica cercando di offrire appunto visibilità e prodotti professionali seppur in un mercato di nicchia.
Nel tuo libro affronti un argomento spinoso: il talento. Quale definizione puoi darne ai nostri lettori?
Domanda complessa … in generale posso dire che esistono diverse definizioni di talento e, riguardo a questo concetto, molto dipende da come viene inteso e utilizzato. Per alcuni, è il risultato di fattori ambientali e di allenamento; per altri, invece, è l’espressione di fattori innati. Inoltre parlare di talento in uno sport situazionale come quello del calcio è ancora più complesso.Una delle definizioni che preferisco è certamente questa: “Nello sport di vertice attuale si definisce talento un soggetto che, tenuto conto dell’ allenamento già realizzato, è capace di prestazioni sportive superiori alla media rispetto a gruppi di riferimento di soggetti dello stesso livello di sviluppo biologico, e con abitudini di vita simili. Per cui, tenendo conto delle disposizioni personali interne (endogene) alla prestazione, e di condizioni esterne (esogene), si può ragionevolmente supporre ed, in particolare, si può determinare, attraverso modelli matematici, che nella successiva fase di sviluppo potrà ottenere prestazioni sportive di alto livello” (Hohmann, 2001).