La ricerca del "talento" nel calcio

06.12.2018 19:54 di Redazione FS24 Twitter:    vedi letture
Fonte: Melli Luca, istruttore Scuola calcio Audax Poviglio - www.mistermanager.it
La ricerca del "talento" nel calcio

Nel precedente post abbiamo analizzato cos’è la variabilità genetica e l’influenza delle doti individuali e delle ore di allenamento nello sviluppo del talento, concludendo che questi due elementi (talento ed allenamento) devono essere compresenti per chi raggiunge lo sport professionistico. Non solo, partendo dal presupposto che alcune variabili della performance sono più o meno modificabili grazie all’allenamento, abbiamo fatto una breve disamina di quali siano quelle maggiormente influenzabili da doti genetiche con risvolti importanti per la metodologia d’allenamento collettiva (cioè che non riguarda solo il talento). In un post successivo, andremo ad analizzare la casistica nel calcio, portando anche alla luce il fenomeno “apparentemente” opposto, cioè il Drop-out (abbandono della pratica sportiva).

 

DEFINIZIONE E MODELLI PREDITTIVI

Il talento è colui che ha potenzialità (in una determinata disciplina) in relazione ad un contesto (allenamento e gestione della vita) idoneo. Il rischio maggiore quando si studia a questo fenomeno è quello di creare/cercare un falso problema, cioè quello di creare dei “modelli predittivi” che non hanno validità, cioè che non portano ai risultati sperati. I modelli predittivi  sono insiemi di indici prestativi ottenibili tramite test o semplicemente tramite l’osservazione di personale qualificato che (in linea teorica) che indipendentemente da altri fattori (età biologica, storia di allenamento, ecc.) possano permettere un’accurata predizione dello sviluppo sportivo del soggetto. Malgrado esistano “miti e leggende” di atleti considerati talenti futuri sin da giovanissima età, la ricerca scientifica parla sempre di più diAccorciamento dell’età di predizione. Cioè la precisione della predizione è inversamente proporzionale allo scalino di età considerata; in altre parole, tramite studi longitudinali di pochi anni è possibile selezionare con maggior precisione (rispetto ad una lunghezza maggiore) gli indici che nel giro di pochi anni (e non di un’intera carriera) determineranno la crescita dell’atleta. Quindi, per i 10 anni, il target saranno i 13 anni, per i 13 anni saranno i 15 anni, ecc.

 

STUDIO DELLA DISCIPLINA E INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICI PRESTATIVI

Per costruire il “Modello predittivo” (che è formato dagli INDICI PRESTATIVI che in linea teorica dovrebbero individuare precocemente il soggetto di talento) occorre studiare 2 fenomeni: il primo è la differenza del modello funzionale di atleti di livello diverso, cioè cosa emerge dalla ricerca scientifica sulla differenze (tecniche, atletiche, tattiche,  psico-sociologiche, ecc) tra dilettanti e professionisti. Il secondo è individuare quali test/valutazioni effettuati in età evolutiva possono indicare, possibilmente in anticipo, le doti innate (determinate prevalentemente dal corredo genetico) che indipendentemente dall’allenamento fanno la differenza tra atleti di livello diverso (come può essere la statura in sport come la pallavolo e il basket).

 

DIFFERENZA TRA DILETTANTI E PROFESSIONISTI NEL CALCIO

Ovviamente il nostro scopo non è quello di fare un “trattato” sulla materia, anche perché alcuni elementi sono gia stati approfonditi in precedenti post. In ogni modo, un elemento importante da considerare è che non esistono attualmente test che soddisfino criteri statistici nella valutazione tecnico-tattica del calciatore, per questo motivo

questo tipo di valutazione è lasciata all’intuito osservazionale di chi effettua le selezioni, tenendo sempre in considerazione l’accorciamento dell’età di predizione citata sopra.

Per quanto riguarda invece le qualità atletiche, è possibile cogliere alcune differenze tra calciatori di livello diverso, tramite test che soddisfano in parte i requisiti statistici. Sommariamente possiamo affermare che:

·        Dal punto di vista del potenziale aerobico (Vo2max e MPA su corsa lineare), i professionisti non sono necessariamente più dotati dei dilettanti, ma hanno la capacità di adattarsi (sopratutto con i cambi di direzione in maniera efficiente e poco dispendiosa dal punto di vista energetico) alle situazioni e ai movimenti del calcio in maniera più efficiente ed economica (vedi post sulla Potenza aerobica).
I professionisti sono dotati di maggiore accelerazione sui 10m; nei primi 3 passi dello scatto c’è il 27% di differenza tra dilettanti e professionisti (vedi il terzo post sui Test atletici).
Nei test che analizzano le potenzialità metaboliche aerobiche-anaerobiche specifiche (vedi Test Capanna e Yo-Yo Intermitten recovery test) i professionisti hanno valori superiori ai dilettanti, anche se non è dato sapere se sia frutto di una maggiore efficienza-economia dei gesti (analogamente a quello che avviene per il potenziale aerobico) o ad una maggiore produzione di energia da parte dei metabolismi.
Altre variabili sulle quali è necessario un ulteriore approfondimento statistico (perché le ricerche attualmente sono poche) sono il rapporto tra flessori/estensori della coscia (influenzerebbe la predisposizione agli infortuni e la stabilizzazione del ginocchio durante i cambi di direzione), il controllo posturale (equilibrio) della stazione eretta e alcuni parametri antropometrici (somatotipo e altezza dei difensori).
Attualmente la rapidità non sembra essere un parametro che differenzia dilettanti e professionisti, ma ricordiamo che i metodi di valutazione di questa qualità hanno diverse lacune statistiche (è una variabile difficile da valutare) e che probabilmente, la capacità di cambiare direzione ha comunque influenza sull’efficienza energetica.

 

VALUTAZIONE IN ETA’ EVOLUTIVA E PREDIZIONE DEL TALENTO

In questo post tralasciamo volutamente test per elementi tecnico/tattici perché attualmente non si hanno basi scientifiche su questo tipo di valutazione che viene lasciata alla bravura e all’intuito degli osservatori; solamente sul Senso del gioco si ha qualche conoscenza, cioè sulla capacità di anticipazione e differente strategia attentiva.

Per quanto riguarda i test fisici, durante lo sviluppo del calciatore la valutazione di molte variabili (altezza di salto, statura, accelerazione, RSA, qualità aerobiche) sono da contestualizzare rispetto al grado di maturazione. Come visto nel secondo capitolodell’approfondimento, il posizionamento di maturazione rispetto alla massima velocità di crescita staturale è l’indice di velocità di crescita che meglio prediceva l’esito dei test neuromuscolari (ad esclusione della rapidità). Questo avviene perché durante la spinta puberale, la maggior parte dei parametri atletici segue l’andamento della statura, per questo motivo è fondamentale conoscere il posizionamento rispetto alla fase di crescita del calciatore. Discorso a parte vale per la rapidità, che come abbiamo visto diverse volte risente particolarmente degli stimoli allenanti nella fase prepuberale e che quindi “sembra” (anche se non esiste parere univoco per i motivi sopra elencati) sia meno influenzata (a pari età cronologica) dal grado di maturazione.

 

CONCLUSIONI

Possiamo affermare che la ricerca del talento nel calcio è ben lontana da avere basi scientifiche; lo dimostra il numero elevato di giocatori ritenuti tali che poi non riescono ad emergere; la valutazione delle componenti atletiche (normalizzate al livello di crescita biologica) può solo in parte aiutare a predirre lo sviluppo del potenziale atletico dei giocatori. Ambizione, motivazione, intelligenza motoria, cultura dell’impegno e del gruppo sono elementi della personalità senza i quali è difficile emergere. Allo stesso tempo le caratteristiche psico-sociali dell’ambiente nel quale è immerso il ragazzo (famiglia, squadra, scuola, amici, ecc.) rappresentano il “sostegno” sul quale poggia il giovane durante i vari momenti del suo sviluppo.

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