Dal top al flop: perché molti giovani promettenti si perdono

Professionismo. E’ lo step finale di anni di sogni, di sudate, di infangate su campi impresentabili. Tutti noi siamo partiti da qui. Da spogliatoi freddi, con cinque minuti di acqua calda intermittente, con custodi che ci pressavano per farci velocizzare i tempi di doccia e vestizione.
Poi arriva la chance. Il provino. La grande squadra.
Partiamo da qui in questa analisi, tantissimi campioni si sono persi per strada, ritrovando la voglia in squadre amatoriali, di eccellenza. Tanti altri si sono storicamente persi dopo infortuni più o meno gravi, che ne hanno minato la carriera ad alti livelli.
Genitori. Ho conosciuto padri e madri che facevano addirittura piangere i propri figli al termine della partite. Aspettative troppo alte, a qualsiasi livello. Durante le partite inoltre questi si sostituiscono all’allenatore. Causa finale: il ragazzino non si diverte più a giocare e molla, in quanto il calcio diventa la causa dei suoi problemi, non il momento di divertimento.
Fisico. A livello di dilettanti gli allenamenti solitamente sono 2 alla settimana più la partita. Tra i professionisti la maggior parte delle squadre svolge 4 allenamenti la settimana più partita. Il fisico del giovane calciatore è portato al limite, se la muscolatura e le ossa supportano tali sforzi si continua, altrimenti anche qui possiamo trovare già a 13/14 anni i primi problemi di menischi, legamenti o fibre muscolari troppo deboli. E la carriera nei professionisti non fa per te.
Sacrificio. Giocare nei professionisti significa meno tempo per gli amici, per le ragazze, per la scuola. Chi riesce a conciliare tutto ciò ha già la mentalità giusta. Ma quando si è giovani sappiamo tutti quanto è difficile rinunciare ad un calcetto tra amici, un gelato al parco dietro casa.
Fortuna. Il grande problema del calcio attuale sono osservatori che non riescono ad individuare i talenti. Non basta una partita per capire quali sono le doti di un calciatore. Troppi fattori ne influiscono le prestazioni, si deve seguire un prospetto nella crescita individuale e nel suo possibile inserimento nel contesto di gruppo.
Ambientamento. Molti giovani talenti non vengono notati dalle società professionistiche di casa e mandati in contesti lontani da casa dove non si adattano e ritornano mestamente a casa dopo pochi mesi di allenamenti. Il caso clamoroso al Milan è quello di Barbini, secondo me grandissimo talento, acquistato dal Treviso ma mai ambientato a Milano. Ora gioca nella Sacilese…
Pressione. Giocare nel Pievecella (squadra del mio paese) ha il suo fascino, sei conosciuto in tutti i confini del tuo paesello. Ma avere addosso la maglia di una squadra professionistica è altra cosa. Le partite sono tutte importanti, hai tutti gli occhi addosso. Ho visto molti giocatori essere degli autentici fenomeni in allenamento ed in partita sparire, schiacciati completamente dalla pressione del campo.
Extra-Calcio. Qui vorrei soffermarmi maggiormente. I primi punti che ho analizzato toccano soprattutto i ragazzi più giovani, diciamo prima della maggiore età. La maggior libertà concessa in quanto sei maggiorenne ti fa diventare l’autentico ago della bilancia della tua carriera. Quello che ti rovina sono soprattutto le serate, magari con amici che non fanno il tuo stesso tipo di vita, il calciatore, quindi basta poco per rovinare una carriera. Soprattutto giocare nel Milan penso ti dia molte tentazioni esterne. Auto aziendale di lusso, possibilità economiche importanti per l’età. Soprattutto la notorietà è un’arma a doppio taglio. Persone sbagliate, che ti promettono ragazze e serate in discoteca da vip, ma sfruttano solamente il tuo nome.
Letto questo si può capire la reale difficoltà nel trovare giocatori adatti fisicamente, tecnicamente ma soprattutto mentalmente per diventare campioni del futuro.
Penso che sia anche per questo che la tendenza sia quella di reclutare all’estero. Ragazzi meno viziati, con più “fame sportiva” che vedono il calcio come un divertimento e non un’ossessione, con in testa solamente un obiettivo, diventare calciatori.