Innocenti, osservatore ex Inter e Udinese: “Nel calcio non esiste meritocrazia”

14.09.2016 05:03 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: www.generazioneditalenti.it
Innocenti, osservatore ex Inter e Udinese: “Nel calcio non esiste meritocrazia”

In questi anni di crisi del nostro calcio si è invocato da più parti un ritorno al calcio giovanile, alla valorizzazione dei ragazzi e all’attività di scouting fatta in modo professionale. E’ riuscito il calcio italiano in questo intento? In esclusiva ai microfoni di generazioneditalenti.it lo storico osservatore Sergio Innocenti risponde ai nostri quesiti. Un passato importante (16 anni complessivi tra Inter e Udinese) e tante scoperte eccellenti nel suo curriculum.

Schivo e riservato dopo anni di attività svolta nell’ombra trova il tempo di concederci un’intervista

Uno dei pochi vantaggi dell’essere disoccupato. Avere un curriculum come il mio certe volte è controproducente. L’Udinese non mi ha rinnovato il contratto scaduto il 30 giugno con il risultato che ora mi sto guardando intorno.

Sembra quasi non possibile che il calcio italiano in questo momento storico possa fare a meno di un professionista del settore che può vantare tra le proprie “scoperte” calciatori come Bonucci, Destro, Perin, Viviani etc..

Purtroppo è così, il nostro calcio è un mondo strano governato da dinamiche dove non conta quello che hai fatto o quello che sai fare. Ma la cosa che più mi fa arrabbiare è il fatto che mi sento dire che uno come me è una “figura scomoda” per molti Direttori Sportivi e Responsabili settore giovanile. La motivazione è che potrei creare dei problemi di convivenza e lasciatemi dire che questo è assurdo..

Quali sono queste dinamiche di cui parla?

Nella grande maggioranza dei casi i calciatori vengono proposti dai procuratori, spesso e volentieri in combutta col direttore sportivo di turno. Va bene avere persone di fiducia ma ci vorrebbe più meritocrazia. Ci vorrebbero società che credono veramente nell’attività di scouting e nella valorizzazione del settore giovanile. A me piace il mio lavoro e in quello mi definisco un “carro armato”, aspetto solo di essere messo nuovamente alla prova e sono convinto che in un progetto serio già dopo il primo anno si possano vedere dei risultati.

A noi piace dare consigli a chi vuole approcciarsi a questo mondo. Come affronta lei la visiona della partita?

Sono una persona schiva e riservata e questo si rispecchia anche nel mio modo di lavorare. Guardo le partite spesso da solo, isolato da tutti dove posso concentrarmi di più. Il mio amico Andrea Innocenti (colui che ha creato il Settore Giovanile dell’Empoli) mi dice sempre: “So sempre dove trovarti, dove non c’è nessuno”.

Tra i tanti calciatori che lei si vanta di aver segnalato c’è Leonardo Bonucci giusto?

Si certo, ecco la storia. Beppe Baresi mi chiese se avevo un portiere 1987 da portare in tournè a Dubai con la Primavera dell’Inter. Io senza esitazione gli mandai Stefano Goletti della Viterbese dicendogli di portarsi anche suo cugino Leonardo Bonucci, insistendo molto a dir la verità. Venne preso in prestito col diritto di riscatto a 40.000 euro. Dopo il primo anno l’Inter non era molto convinta di riscattarlo ma io ci credevo così tanto che con il padre eravamo pronti a mettere 20.000 euro a testa per lasciarlo a Milano. Fortunatamente poi fu trovato l’accordo e la carriera che ha avuto Bonucci è sotto gli occhi di tutti. Personalmente sono molto legato al ragazzo anche se lui sembra essersi dimenticato del sottoscritto.

Ci dica anche di Perin e Vivani…

Perin lo vidi a Latina e lo portai per ben quattro volte alle selezioni dell’ Inter. Era dotato già in giovanissima età di personalità e sicurezza nei suoi mezzi che mi hanno impressionato nonostante non fosse altissimo. Proprio l’altezza era il dubbio principale dell’Inter nonostante mi ricordo il padre gli fece fare esami specifichi che evidenziavano una potenziale crescita fino a 187/190 cm. Non lo presero e anche per quanto riguarda lui la carriera è sotto gli occhi di tutti. Purtroppo qualcuno ha provato a dire che era stato “scartato” dal sottoscritto ma fortunatamente a prova di ciò che dico conservo tutte le mie relazioni dal 2000 ad oggi. Segnalai anche Viviani, ricordo che lo portati a Milano con suo padre Mauro (ex attaccante della Lazio) e si ruppe anche la macchina per strada di 23 Dicembre. Era richiesto sia dall’Inter che dalla Roma e a quel tempo giocava in attacco. La scelta sui capitolini fu della famiglia per questioni di vicinanza a casa. Anche a lui sono molto legato e sono sicuro farà un grosso campionato a Bologna.

A questo punto ci faccia anche altri nomi..

C’è il mio zampino anche sull’acquisto di Destro da parte dei nerazzurri anche se probabilmente nemmeno lui lo sa. Mi fu segnalato da un mio collaboratore che lo notò a Trevignano sul Lago di Bracciano in Lazio-Ascoli Giovanissimi. Lo vidi e l’anno dopo era all’Inter. Ho insistito tanto anche per l’acquisto di Coppolaro ad Udine e tutti quelli che ci sono adesso, siccome si lavora “di squadra” hanno avuto un mio giudizio positivo : Perica, Balic, Ewandro, Kums, Penaranda…Emanuele Rovini, oggi alla Pistoiese e che consiglio di segnarvi il nome perchè ha davvero del potenziale.

L’Udinese è definita dalla quasi totalità degli addetti ai lavori italiani un “modello” per lo scouting. E’ davvero così? ci può dire di più?

Posso rispondere che sicuramente lo era. Lavoramo di equipe con grande professionalità e competenza.Il valore aggiunto è il presidente Gino Pozzo, un vero “top”. Spero continui ad essere così …

Chi si occupa allo stato attuale realmente di scouting in Italia? I club che a suo avviso lavorano meglio?

Un mio amico dice sempre che le società che fanno scouting in Italia “si contano sulle dita di un monco”. I club che lavorano meglio? risposta secca: Inter, Atalanta, Juventus, Sampdoria e Roma. Figure del calibro di Pierluigi Casiraghi e Bruno Conti fanno la differenza. Ma ripeto sono tutti troppo influenzati dai procuratori, molti acquisti sono pilotati a discapito della qualità

Come vede la nascita e regolamentazione della figura di “osservatore” da parte della FIGC?

A mio parere fare l’osservatore non si può insegnare, i corsi servono per migliorarsi e prendere conoscenza e coscienza di certe cose ma la sensibilità nello scovare talenti (io dico “pizzicorio alle mani”) non ci sono corsi che lo possono insegnare. L’intuito e’ soggettivo e per questo motivo ci sono gli osservatori con la O maiuscola e poi tutti gli altri. Riconoscere la professione lo trovo comunque giusto.

Nel ringraziarla per la bella chiaccherata le chiedo se ha un rammarico nella sua lunga carriera?

Probabilmente sono sempre stato troppo onesto e corretto senza scendere a compromessi con nessuno. Ho sempre lavorato nell’ombra e a questo punto posso dire che nel mondo del calcio non paga. Però riesco sempre a dormire bene la sera e mi ripeto sempre che se nella vita si campasse di soddisfazioni e gratificazioni sarei uno dei più ricchi al mondo…