Imborgia: "Cotonou Agreement? Ok agli stranieri, ecco la ricetta per salvare i settori giovanili"

11.10.2014 23:31 di Redazione FS24 Twitter:    vedi letture
Fonte: www.tuttomercatoweb.com
Imborgia: "Cotonou Agreement? Ok agli stranieri, ecco la ricetta per salvare i settori giovanili"

Verso il Cotonou Agreement nel calcio. Così da equiparare i calciatori degli stati ACP ai comunitari. "Ho letto pareri contrastanti. Ho letto di mercanti, di giocatori scarsi e tante altre cose", dice a TuttomercatoWeb l'ex responsabile del mercato del Parma, Antonio Imborgia che interviene per dire la sua.

Quindi?
La realtà è che in Bundesliga c'è, in Olanda anche, in Belgio pure, in Spagna e Francia idem. Nei Paesi progrediti calcisticamente il Cotonou Agreement c'è, in Italia no. Se entra in maniera libera l'extracomunitario il calciatore italiano non subisce il contraccolpo. Il problema è un altro".

Cioè?
"Abbiamo abbandonato la cultura del lavoro fatto nel settore giovanile, ma più che altro manca il coraggio di far giocare i giovani italiani. Faccio un esempio...".

Prego.
"Se il Parma non vende Parolo e non deve rinunciare a Gargano e Marchionni, non schiera Mauri che è un '96. Parlo del Parma perché è stata la mia ultima esperienza. Secondo me il problema non sono gli extracomunitari, ma la loro regolamentazione. Basterebbe mettere delle restrizioni".

Restrizioni di che tipo?
"Di natura economica e di vita. Bisognerebbe mettere un tetto minimo sul salario del calciatore extracomunitario, con l'obbligo di portare i più bravi e non tutti così da mettere un limite. Se porti un extracomunitario deve avere una paga minima che non può essere il minimo federale, in questo modo sei più attento quando fai l'investimento come già accade in Olanda".

Dunque ok agli stranieri. Spieghiamo meglio l'idea?
"Puoi avere tutti gli stranieri che vuoi, ma il 50% dei tuoi calciatori deve essere di formazione italiana e non necessariamente italiano. A Parma per esempio avevamo dei giocatori di colore che sono nati in Italia. Basterebbe mettere dei paletti intelligenti. Faccio un esempio: nell'Inter spesso l'unico giocatore italiano schierato è Ranocchia, con lui al massimo, c'è D'Ambrosio. Qual è la differenza tra ventisette calciatori francesi, tedeschi, olandesi e avere quindici extracomunitari? Non colgo la differenza a tutela del settore giovanile italiano. Troppo facile far giocare Rugani o Romagnoli, sono dei predestinati. La colpa non può essere del Cotonou Agreement se i prodotti provenienti dai settori giovanili italiani sono pochi".

Uno sguardo al suo ex Parma, il momento è delicato. Che succede?
"Sicuramente non eravano preventivabili gli infortuni di Cassani, Paletta e Biabiany. Purtroppo sono successi, quindi c'è da gestire questa situazione. Il Parma non ha immediatamente centrato l'obiettivo: dopo la perdita di questi giocatori non è stata fatta una valutazione reale di quello che poteva essere l'obiettivo. E con questo organico va focalizzato l'obiettivo primario. Il Parma ha dovuto cambiare mentalità in tempo reale. E non c'è stata una visione immediata. Ma la società gialloblù ha un dirigente forse sottostimato, che meriterebbe un club molto più importante: Leonardi sa già quello che deve fare e ha la chiave di lettura per risolvere tutti i problemi"

E da palermitano, come vede il Palermo che arranca?
"Zamparini ha cambiato pensiero, probabilmente vuole riportare Ceravolo allo scouting e per questo ha contattato Nicola Salerno. L'errore principale è cambiare il pilota in una macchina che va bene. E quando parlo del pilota parlo di Perinetti, un grande dirigente. Ogni tanto però qualche complimento me lo facesse anche lui (sorride, ndr).
Rispetto molto un presidente quando fa delle scelte, ma non ho capito la scelta estiva. Nulla di personale nei confronti di Ceravolo, ma l'unica cosa che deve fare Zamparini è richiamare Perinetti: prima lo fa e meglio è per il Palermo".

Fatica anche il Catania, che insegue la promozione dalla B alla A.
"Sta pagando una sorta di ambientamento alla categoria. Andare a giocare a Vercelli, Chiavari o Cittadella non è la stessa che giocare a San Siro. Sotto il profilo tecnico è più difficile giocare contro la Juventus, ma il calciatore che viene dalla serie A magari approccia in modo diverso alla B. È successo anche al Palermo con Gattuso. Questo può essere curato da una struttura sportiva che conosce la categoria, il campionato. Ma paradossalmente per il Catania, affrontare la B è la prima volta. Per tutti. Tranne che per Pellegrino e adesso Sannino. Ma alla fine il Catania andrà in serie A".