Dal 'falso nueve' al 'vero nueve': il calcio ha riscoperto i centravanti

07.01.2017 15:55 di Redazione FS24 Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Quaglini - www.calciomercato.com
Dal 'falso nueve' al 'vero nueve': il calcio ha riscoperto i centravanti

Il calcio ha riscoperto i centravanti. Questi sono stati gli anni del possesso palla e dello “spazio”, un settennato e più in cui la figura tecnica del centravanti classico ha perduto il suo fascino romanzesco, per consegnare al gioco, nella sua totalità, il ruolo di gran cerimoniere e risoluto rifinitore di partite. Un modello universale che il calcio catalano e poi spagnolo hanno posto a verbo e come accade spesso nella storia dello sport le altre squadre e gli altri campionati hanno imitato. Oggi e già da alcune stagioni il calcio internazionale del Santo Graal del possesso, incarnato da Guardiola e dal Barcellona ha introdotto nel suo sistema (non più) manicheo il centravanti. Il campionato italiano di conseguenza dopo aver seguito l’idea della radicalizzazione del gioco è tornato alla tradizione del grande attaccante da “venti gol”: questo che riparte oggi è il campionato dei centravanti non c’è dubbio.

In attesa che termini il girone d’andata abbiamo cercato attraverso la storia comparata del campionato di capire alla 18 giornata quanto l’influenza internazionale del possesso come gioco d’attacco e il suo contrario tecnico, la verticalità del gioco diretto sul centravanti si siano manifestate nella nostra serie A negli ultimi cinque campionati dal 2011-12 a oggi e come tutto questo abbia inciso nello strutturare il gioco d’attacco nel campionato italiano.
Il primo dato spiega l’egemonia dell’idea del possesso in Italia: dal 2011 al 2015 alla 18 giornata di ciascun campionato erano re del gol Di Natale, El Shaarawy, Rossi, Tevez tutti attaccanti, ma non centravanti puri. Il gioco d’attacco lavorava sullo spazio attaccato da questi atipici “nove”. La struttura delle squadre era dinamica non specializzata: l’udinese aveva Di Natale e cinque centrocampisti d’inserimento, il Milan del 2013 già orfano di Ibrahimovic giocava sui velocisti, la Fiorentina di Montella era una fiorente e innovativa Camelot nell’Inghilterra controversa di Riccardo e Rossi era il suo Re Artù, mentre Tevez nella Juventus 2015 partiva anche da lontano e lavorava sul gioco. C’era più possesso e meno verticalità ed è un secondo dato a ribadirlo: le classifiche alla 18 giornata di quei campionati. 

In Italia giocavano Ibrahimovic, Cavani, Klose, Milito superbi centravanti che erano però un po’ soli nel gioco: i 12 gol di Ibra (2011-12) non davano al Milan la testa della classifica, mentre i 13 di Di Natale portavano l’Udinese a due punti dalla squadra campione in carica. Un esempio  erano anche gli undici centri di Cavani che collocavano il Napoli di allora sesto in classifica e l’anno successivo, nel 2013, i tredici gol dell’uruguaiano valevano alla 18 giornata il quinto posto dietro la Fiorentina spagnola di Montella. L’Inter che inizialmente conservava la struttura del Triplete (2011-13) e che poi aggiunse a Milito l’altro argentino Icardi nel 2013-14 fu per tre stagioni su quattro sotto i 60 gol (11-12: 58, 12-13: 55, 14-15: 59) e di conseguenza se rapportiamo i gol a metà stagione già fuori da posizioni europee prima della fine del girone d’andata.

Oggi questa incidenza sul gioco d’attacco delle squadre strutturate sulla meccanica della costruzione dell’azione dal basso ha lasciato di nuovo spazio al gioco verticale o meglio si è con esso integrato perché questo è il calcio della flessibilità e del sincretismo tattico. Ce lo conferma il terzo dato: se osserviamo la classifica marcatori nei primi 6 posti dal 2011-12 a ieri alla 18 giornata vediamo che oggi  la presenza di centravanti è maggiore con cinque posizioni occupate su sei ( Icardi, Belotti, Dzeko, Higuain, e Immobile) come nel 2011-12 ( Denis, Ibra, Cavani, Klose, Milito) e più del periodo 2012-16 dove la presenza era ridotta a tre e due centravanti per via della centralità dello spazio.
Già da due stagioni i grandi centravanti sono tornati a guidare la classifica marcatori e a segnare la transizione tra possesso e verticalità. Higuain un anno fa alla 18 giornata aveva segnato 16 gol oggi Icardi è a 14 ma anche la grande scuola argentina “De los delanteros”, non è ancora riuscita a ultimare la transizione né il Napoli di allora né l’Inter di oggi sono in testa al campionato.

La fase d’integrazione tra i sistemi è in atto e per questo il gioco d’attacco diretto di nuovo reintrodotto in Italia ancora non prevale come un tempo sulla meccanica del possesso. Si devono sincretizzare, cioè unire in un impianto tattico articolato tra possesso e verticalità.  Il maggior esempio di unione nel campionato dei centravanti è il Napoli che negli ultimi sei anni da Mazzarri a Sarri passando per il calcio spagnolo di Benitez ha giocato tutti e due i sistemi a contesti tecnici rovesciati: è stato verticale quando regnava l’orizzontalità del gioco con Cavani nel 2011-13; è legato oggi nel campionato della verticalità al possesso dei triangoli di Sarri (come quelli dello Zeman di un tempo e di Phil Jackson nel basket) e distribuisce i gol tra Hamsik, Callejon, Insigne e quel Mertens (11 gol) che rappresenta  perfettamente il sincretismo tattico del quinquennio: un “falso nueve” centrale nel gioco del campionato dei centravanti che da completezza al Napoli, la squadra  che dal 2011 a oggi ha segnato 406 gol in campionato più di tutti e della stessa Juventus, senza però riuscire a vincere il campionato.

Allora l’equazione del rapporto tra gioco d’attacco e centravanti nel calcio moderno e in quello italiano è quella che integri controllo del pallone e verticalità, per filosofie manichee non c’è più spazio. La flessibilità è oggi anche di modelli grandiosi come Real e Barcellona, Bayern. Il calcio è tornato verticale ma non può più cancellare il possesso. Sun Tzu filosofo militare cinese nato 600 anni prima di Cristo diceva: l’attacco migliore è quello che non fa capire dove difendersi. La difesa migliore è quella che non fa capire dove attaccare. Chissà che avrebbe pensato dei centravanti.