Italia-Uruguay, le ragioni del tracollo: scarsa vene fisica, scelta del modulo e scarsa attenzione sui pallone alti

26.06.2014 19:20 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: Claudio Damiani-MisterManager.it
Italia-Uruguay, le ragioni del tracollo: scarsa vene fisica, scelta del modulo e scarsa attenzione sui pallone alti
© foto di it.wikipedia.orgAlessio Damato

 

Si è conclusa l’avventura della nazionale italiana in modo triste e polemico, con un enorme quantità di dubbi a livello istituzionale, organizzativo, tecnico e tattico che crea conseguenti non poche perplessità per l’immediato futuro del calcio italiano.

Occorreva confermare il risultato (non la prestazione), ottenuto contro gli inglesi ma per una serie di fattori la qualificazione non è arrivata.

Cosa si è notato in queste tre gare?

-la scarsa vena psico-fisica di alcuni giocatori valutati importanti per tale competizione, in primis; non si è vista la fame, oppure la voglia di vincere e di dimostrare di valere la maglia azzurra è stata sormontata da una condizione fisica approssimativa. Altre compagini di minor caratura qualitativa, e ancora dentro al mondiale, stanno andando a 1000 km all’ora!
-l’imbarazzo nella scelta del modulo di gioco (numeri!) che poi, applicato a un sistema, ovvero alla sua interpretazione da parte di ciascun singolo, ha avuto tre fallimenti su tre sotto l’aspetto della produzione del gioco;
troppi movimenti del pallone e poco gioco senza palla, rarissime le azioni in cui si è visto trovare la profondità!  Il fatto di aver giocato due gare su tre con tre centrocampisti centrali con le stesse caratteristiche non offensive ma di impostazione, è sintomatico!
-tre gol subiti su palloni alti, in fase di gioco aereo e, col senno di poi, qualche scelta sbagliata (o forzata?), in sede di convocazione.)

Si ha come l’impressione che vi siano delle dinamiche ai più sconosciute che permettano a giocatori anche non meritevoli di giocare in Nazionale a dispetto di altri che forse non hanno lo stesso peso “politico” o, in alternativa, dei rappresentanti così importanti.

Ed è qui che si ferma il nostro calcio ( ma non solo, in quanto la nazionale vista in Brasile non è altro che lo specchio del nostro paese): occorre dare spazio a chi merita; è necessario punire chi allena o gioca portando linfa economica a società bisognose.

Fino a quando si continuerà a dare priorità ai “figli di”, agli sponsorizzati e sottoprodotti similari, il calcio avrà sempre meno qualità.

Perché alla fin fine, continuando a permettere di utilizzare  questi mezzi che sono assimilabili alle “mazzette” pagate per ottenere un appalto, piuttosto che un posto di lavoro, il calcio nostrano tenderà sempre più a involversi non solo a livello qualitativo, ma soprattutto a livello etico e morale.

Ed etica e morale sono le prime cose che gli istruttori dovrebbero inculcare ai nostri bimbi nelle  “Scuole calcio”.

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