Roccati: “Vi presento l’Accademia del Portiere”

28.05.2016 16:16 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: www.footballscouting.it
Roccati: “Vi presento l’Accademia del Portiere”

L’ex portiere tra le altre di Empoli, Perugia e FC Dundee Marco Roccati ha parlato in esclusiva a FootballScouting in merito all’Accademia del Portiere, scuola calcio per estremi difensori creata insieme ad altri ex colleghi e che sta dando frutti sperati.

In cosa consiste il progetto, come e quando è nato?

L’Accademia del Portiere è un’iniziativa nata qualche anno fa, quando ancora giocavo. È iniziata come una scuola per portieri in Piemonte e stava andando bene. Poi ho iniziato a collaborare con la Juventus ed il tempo da dedicarci non era moltissimo. Da un anno a questa parte, io, Ferron e altri ex portieri professionisti ci siamo uniti, abbiamo contattato persone diligenti e responsabili e voilà. Ecco com’è nato. In cosa consiste? In sostanza, è una scuola calcio per portieri ma tale definizione è riduttiva. Abbiamo strutture esemplari all’avanguardia e questo facilita il nostro lavoro che è quello di proporre stage ai preparatori dei portieri ed ai giovani portieri in giro per l’Italia ma non solo. Tra poco partirà uno stage nella Repubblica democratica del Congo, segnale che i confini del nostro progetto si stanno ampliando.

Che differenza c’è tra la vostra Accademia e le altre?

Non per vantarci ma l’avere a disposizione portieri o preparatori che sono stati professionisti in Serie A per 10 anni o più è un grande vantaggio che non tutti possono permettersi. A fare la differenza è anche il poter contare su una struttura all’avanguardia qui a Bologna, un centro sportivo professionale con campi coperti, scoperti, piscine, ristoranti… Insomma, una boccata d’aria di professionismo per i giovani portieri che vivono 3/5/10 giorni da “Pro”. La nostra analisi è più qualitativa che quantitativa: curiamo i dettagli in maniera quasi maniacale. Inoltre, a differenza di ciò che accade in società dell’Emilia Romagna e in altre regioni d’Italia, possiamo disporre di preparatori di portieri di prim’ordine e che lavorano in maniera analitica: mi spiego meglio, invece di un preparatore che allena portieri di 11/12 insieme a ragazzi di 16/17, noi li alleniamo in maniera separata, in modo tale da perfezionare il lavoro.

La vostra Accademia è la risposta a quale domanda?

Diciamo che il nostro intento è quello di trasmettere una filosofia chiara e distinta: vogliamo dare dignità al ruolo di portiere. Tanto bistrattato in Italia ma anche all’estero, capita spesso che giovani portieri perdano l’entusiasmo e l’amore per il ruolo e decidono di lasciare il calcio. È sempre successo ma, nel nostro piccolo, proviamo a limitarne i danni. Attenzione, non vogliamo creare portieri perfetti o comunque professionisti, quello spetta alle società, che devono reperire i talenti. Noi accettiamo chiunque voglia mettersi all’opera, poi magari dividiamo in base a fisicità, potenzialità ma non precludiamo la porta a nessuno anche se non promettiamo niente. Per dire, non è che se vieni da noi poi sbarchi tra i professionisti, ci vogliono anni di sacrifici, passione, talento ma non solo.

Quali risultati avete raggiunto finora? E quale obiettivo vorrete raggiungere?

Fino ad ora abbiamo prodotto grandi risultati, basti pensare che molti giocatori tra Serie A e B sono venuti qui da noi. Audero, terzo portiere della Juventus, Vannucchi che quest’anno è stato titolare all’Alessandria, Il figlio di Lentini, Nicholas, protagonista con il Bellinzago che è salito in Lega Pro, Fasolino che gioca nelle Under 17 del Brescia o Gagliardini del Melfi, giusto per citarne alcuni. I loro progressi ci riempiono d’orgoglio ma questo è solo l’inizio. Il nostro sogno è quello di poter avere il supporto non solo finanziario di qualche club professionistico ma l’ostracismo nei confronti del ruolo del procuratore e delle scuole calcio, a mio avviso inspiegabile, è ancora presente. Per ora ci “limitiamo” ad aprire nuove sedi in Toscana e in Piemonte, poi si vedrà.

 Qual è l’età minima e massima per poter vivere questa esperienza?

Quella del settore giovanile, dai 10 anni in su. Ripeto, la scuola è aperta a tutti coloro che vogliono provare e respirare una ventata d’aria fresca in un mondo che è la copia del professionismo. Ad esempio abbiamo avuto uno stage di un club svizzero che ha portato qui a Bologna anche portieri della Prima Squadra. Vuol dire che anche in altre nazioni, il nostro lavoro è ben visto e magari più osservato rispetto alla realtà nostrana.

Il ruolo dei portieri nella storia del calcio italiano è sempre stato pieno di talenti: come giudica le nuove leve?

È vero, l’Italia è sempre stata una patria di grandi portieri ma secondo me il ricambio generazionale non è di pari livello a quello della generazione precedente. Vero anche che Buffon ha “ammazzato” tutti e la sua luce oscura chi lo segue ma l’aggiornamento non è stato positivo secondo me. Anche perché, in termini di strutture, criteri di selezione ed altri fattori esterni al ruolo in sé, la scuola dei portieri in Italia sta perdendo la sua corona in Europa.

Chi potrebbe prevalere per il post-Buffon?

Il primo nome che mi viene in mente è Donnarumma. Come ha giocato quest’anno nonostante un’annata complicata al Milan, come non ha sentito il peso della maglia, l’età, il carisma dimostrato in campo. Tutti gli indizi portano a lui anche se vedo bene altri giovani portieri come Meret, Scuffet, Leali, Sportiello. Insomma, non siamo messi male con i portieri del futuro ma, ripeto, il livello della generazione precedente è inarrivabile.

Perché in Italia si fa fatica a lanciare giovani? Donnarumma, Leali e Gollini sono solo eccezioni…

Proprio così. In Italia manca quel coraggio, la spavalderia di lanciare un giovane perché c’è il timore che venga bruciato. Anche se si commettono errori, come han fatto Donnarumma & Co., l’importante è che la società li protegga perché è un loro patrimonio. Se sbagliano due/tre partite e finiscono in panchina, anche loro sentono che la fiducia nei loro confronti viene a mancare. Bisogna sostenere i propri talenti anche e soprattutto nei momenti di difficoltà, altrimenti se continuiamo a puntare su altri portieri stranieri più esperti, il nostro livello dei portieri continuerà ad abbassarsi. Sono così potremo valorizzare il nostro ‘made in Italy’.