ESCLUSIVA FS24 – Virzi: “Sicilia terra di talenti da valorizzare. All’estero tutta un’altra musica, vi spiego perché”

29.11.2015 09:33 di  Francesco Fedele   vedi letture
ESCLUSIVA FS24 – Virzi: “Sicilia terra di talenti da valorizzare. All’estero tutta un’altra musica, vi spiego perché”

 

Uno sguardo al domani, al come trovare i talenti che faranno le fortune delle grandi società. Di questo abbiamo parlato, noi di FootballScout24, con Gianluca Virzi, talent scout ed intermediario di mercato che ha in procura alcuni prospetti davvero interessanti e seguiti da varie società di Serie A e B.

Gianluca, uno dei giocatori da te seguiti, il 2003 Lorenzo Scandurra, è molto vicino all’Atalanta. Vuoi presentarcelo?

“Lorenzo Scandurra è un 2003 con buonissime qualità fisico-tecniche, visione di gioco e personalità che gli permettono di giocare con ragazzi del 2001, quindi di due anni più grandi di lui. Attualmente è tesserato con il Belpasso Calcio, società siciliana, e milita nei Giovanissimi Regionali. E’ stato invitato ad un provino con l’Atalanta a Zingonia che ha brillantemente superato e la società ha chiesto di portarlo con sé in un torneo internazionale, che sono convinto disputerà su alti livelli”.

Su di lui anche altre società?

“Certamente. La Juventus in estate lo ha visionato in stage, mentre il Genoa invierà a breve una richiesta di diritto di opzione. I loro osservatori seguono da tempo il ragazzo, ma l’Atalanta si è mossa più veloce e decisa”.

Partendo da Scandurra, puoi illustrarci il tuo modo di lavorare con i giovani? Come scovi i talenti e, soprattutto, quali parametri cerca un talent scout come te e quindi una società professionistica?

“Qui c’è bisogno di un discorso ampio. Il mio lavoro, che si focalizza su talenti tutti da scoprire a partire dai classe 2003 (da gennaio 2004) ha come componente fondamentale le tantissime partite che vedo ogni settimana. Essere costantemente sul campo è fondamentale per prendere visione di un ampio bacino di possibili nuove leve. Dopo aver fatto ciò, organizzo dei raduni dove tutti questi ragazzi possono mettersi in mostra agli occhi delle società invitate, come Empoli, Juventus, Inter, Atalanta, ma anche altre, che scelgono poi quelli che maggiormente soddisfano i propri parametri e requisiti”.

E qui arriviamo alla seconda parte della domanda, quindi: i parametri.

“Un talent scout, oggi oramai è un dogma, deve cercare ragazzi con delle importanti strutture fisiche. Un giocatore che viene dalla scuola calcio, e che deve confrontarsi quindi con realtà molto più importanti, necessita di mezzi fisici tali da permettergli di non arrancare in questo passaggio. A questi mezzi fisici va chiaramente abbinata la tecnica di base, fondamentale in un calciatore”.

Una curiosità alla quale sicuramente saprai rispondere sorge spontanea: l’Atalanta come ha individuato i vari Grassi, Baselli, Sensi che sono giocatori con tecnica sopraffina ma non con strutture fisiche così importanti?

“Domanda giusta la tua, spesso ce la facciamo anche noi talent scout che andiamo sui campi. Prendiamo ad esempio Baselli: partendo dal presupposto che nonostante non sia un armadio è comunque 180cm, ma comunque parliamo di un giocatore che ha una velocità di pensiero ed una capacità di verticalizzare il gioco che personalmente trova pochissimi eguali in Italia. Prendendo in esame una fascia di età inferiore, spesso capita che vi siano ragazzi con qualità tecniche impressionanti ma che ancora devono sviluppare, bisogna comunque tener conto che un ragazzo sviluppa tra i 12 ed i 15 anni di solito, quindi magari un talent scout e/o una società si segnano questo nome per poi tornare qualche mese più tardi a valutarne i progressi. Le società non lasciano nulla al caso, ma comunque per un ragazzo con grandi doti tecniche ma piccolo fisicamente, ed un ragazzo con struttura fisica importante e discreta tecnica, scelgono il secondo, in quanto nelle loro strutture, specialmente nel caso in cui essendo molto giovani c’è tempo per lavorare, la tecnica è affinabile, migliorabile, invece un giocatore molto piccolo fisicamente non potrà crescere fisicamente in maniera esponenziale, anzi spesso questo può anche essere causa di gravi infortuni dovuta alla crescita non adeguata della massa muscolare. Questa cosa che ti sto dicendo non mi rende per niente felice, anzi credimi che vorrei non fosse così, ma una società ti dice di non chiamarla proprio se il ragazzo che vuoi proporre non rispecchia questi parametri”.

Anche in Europa sono questi i parametri ricercati?

“I parametri su struttura fisica e tecnica sono considerabili come internazionali, posso confermartelo dato che ho avuto esperienze all’estero con il Wolfsburg”.

Ricordo, con l’attaccante classe ’98 Agatino Dadone. Come andò in quel caso il provino?

“Dadone è stato dieci giorni al Wolfsburg dove i primi due giorni ha fatto un po’ fatica, ma è una cosa normale per un ragazzo di provincia catapultato in una realtà come il Wolfsburg che ha una vera e propria Accademia, una città calcistica più che un centro allenamento. Un mondo tutto nuovo che probabilmente il ragazzo aveva visto, com’è normale che sia, solo in televisione. Poi si è sbloccato, ha fatto molto bene e mi hanno chiesto se, per marzo/aprile prossimo, lo potrebbero vedere. Dadone ora gioca in Eccellenza siciliana. Si è fatta questa scelta perché è nei campi di terra battuta, in un calcio così ostico, che ti formi. Oggi le società di Serie A, a meno che non sia un fenomeno, non prendono un ’98 senza esperienze formative alle spalle. Tutte guardano i 2003 ed a partire dal 2016 i 2004”.

Come giudichi quindi la trattativa Di Massimo-Juventus, con il classe ’96 che da gennaio si troverà davvero in un mondo tutto nuovo?

“Di Massimo alla Juventus è una trattativa sulla quale mi sono costantemente aggiornato, sono contento per il ragazzo e per tutto l’ambiente di Avezzano. Devo essere sincero, non credo che comunque la Juventus, società di livello molto alto, abbia preso il ragazzo per inserirlo in prima squadra. Di Massimo sicuramente avrà fatto bene, altrimenti la Juventus non ci avrebbe messo la faccia, ma il percorso per lui sarà all’inizio lontano da Torino. La Juventus lo seguirà, lo monitorerà, e starà a lui dimostrare di essere da Juve, cosa assolutamente non facile perché stiamo notando come Zaza o Sturaro stiano facendo fatica. Vorrei ora parlarti di un ragazzo”.

Fai pure.

“Un altro esempio di giovane che si sta formando nei campionati minori è Roberto Marino, mio assistito. Marino per dieci anni ha militato nel Catania, dove ha sempre giocato con ottimi risultati sotto categoria. L’anno scorso, dopo aver fatto tre presenze in Primavera, ha avuto una discussione con la società ed ha deciso di svincolarsi. Ho deciso, in accordo con lui, di correre il rischio di non farlo giocare ancora in un settore giovanile, ed è andato al Due Torri, società di Serie D Girone I che attualmente occupa il sesto posto con una squadra di tutti ragazzini. La scelta è stata rischiosa ed ha pagato, infatti Roberto è seguitissimo dalla Rappresentativa di Serie D oltre che da varie società di Serie B e Lega Pro interessate a trattarne il cartellino. E’ un giocatore che da qui a qualche anno troverai in categorie importanti. Marino è solo un esempio di giocatore con talento che proviene da questa terra, la Sicilia, per la quale mi batto affinché dia un ragazzo al calcio che conta, perché è assurdo che una zona con così tanto talento faccia fatica a sfornare giocatori di livello. Il mio obiettivo principale è questo: prendere questi ragazzi e valorizzarli, dargli la possibilità di dire la loro in società professionistiche”.

Eppure qualcosa sembra muoversi: il Palermo sta cercando di lanciare, prima con la maglia rosanero ed ora girandolo in prestito al Como in Serie B, Accursio Bentivegna, attaccante classe ’96 di ottime potenzialità. A 19 anni non avrebbe potuto già dire la sua, magari giocandosi il posto con Trajkovski e Djurdjevic, giocatori che comunque non hanno esperienza decennale alle spalle?

“Parliamo la stessa lingua: non capisco il perché in Italia ci sia la tendenza a lavorare così. Lo hai in casa, non ti è costato niente, valorizzalo! Fallo entrare anche per cinque, dieci minuti, fallo crescere in prima squadra invece di darlo via e prendere qualcuno dall’estero che vale la metà. Bisogna dare ai giovani la possibilità di dire la loro in prima squadra e dimostrare di poter giocare in Serie A, il discorso sul quale mi batto è sempre questo. Propongo ragazzi a tutte le società italiane. Inondo di email e sono convinto che non ci sia una società italiana che non conosca Gianluca Virzi. Il mio appello è il seguente: bisogna dare una possibilità a questi ragazzi e non fermarsi. Andare sui campi, perché guardare i filmati non serve a niente”.

Rifacendoci a quanto dicevamo prima, circa i parametri internazionali di ricerca di un talento ed il paragone Italia-Europa e l’esempio della vera e propria città Wolfsburg, quanto incidono le strutture nella crescita dei talenti?

“Almeno all’80%. Le società all’estero fanno allenare i propri ragazzi anche quattro volte a settimana mentre qui, come mi capita di vedere nella provincia di Catania, capita che vi siano solo due allenamenti la settimana. All’estero le società ti danno la possibilità di fare allenamento individuale per curare determinati particolari, ti danno la possibilità di lavorare con preparatori ed inoltre sono sempre provviste di campo sintetico, mentre qui in Italia capita che la domenica un ragazzo venga fatto giocare dopo che per una settimana intera non si è allenato per un infortunio. Viene buttato in campo quasi come se fosse carne da macello. L’allenatore all’estero è colui che sceglie la formazione migliore, ma dietro c’è un lavoro impressionante. In Italia vi sono società con strutture importanti come Empoli, Atalanta, Juventus, ma qui parliamo di società di alto livello, se scendiamo in categorie più basse le strutture sono di qualità non adatta alla crescita di giovani calciatori. Non ci dimentichiamo inoltre che all’estero ci sono anche, oltre alle strutture all’avanguardia, le seconde squadre, a mio avviso fondamentali perché attraverso una squadra satellite un tuo giovane ha la possibilità di misurarsi con il calcio dei grandi senza che tu lo dia via”.