ESCLUSIVA FS24 – Udinese Academy continua a crescere: la parola a Fracchiolla e Barbato

21.02.2017 20:58 di Francesco Fedele   vedi letture
ESCLUSIVA FS24 – Udinese Academy continua a crescere: la parola a Fracchiolla e Barbato
© foto di Pottercomuneo

Programmazione, pianificazione, passione: la legge delle tre P, se così è definibile, non sta fallendo in casa Udinese. Di cosa parliamo? Del progetto Academy, del quale vi abbiamo parlato anche nel passato recente, che continua ad ottenere ottimi risultati su tutto il territorio nazionale. Per (ri)parlarne, FootballScout24.it ha raggiunto in esclusiva Domenico Fracchiolla e Cristoforo Barbato, Responsabili regionali Academy e scouting.

Domenico, cominciamo con te: Udinese Academy è un progetto avviato oramai da quattro anni, cosa sicuramente lodevole.

“Personalmente ritengo che sia l’unico progetto Academy sul quale è possibile fare il discorso dei tecnici regionali, ovvero i tecnici Udinese che però vivono, respirano l’aria delle zone d’interesse. Abbiamo due tecnici per ogni regione, la cui distanza dalla sede principale, l’Udinese appunto, è colmata dal costante contatto che c’è tra le parti. I friulani, grazie alla lungimiranza del responsabile Massimiliano Ferrigno credono molto in questo progetto e fanno sentire la propria vicinanza con il costante lavoro del coordinatore nazionale Alessandro Dozio. Le altre realtà fanno delle visite spostando i dirigenti quando richiesto, l’Udinese monitora costantemente le affiliate per migliorare quello che è il prodotto formativo di ogni Academy, cercando di fare un protocollo uguale per tutte le affiliate, chiaramente sono però presenti delle differenze in base alle qualità dei singoli gruppi”.

Per le regioni di tua competenza (Puglia, Basilicata e Molise, ndr), che risultati avete avuto?

“Siamo cresciuti: solo in Puglia come Academy siamo arrivati a 16 affiliate, un numero realmente importante, abbiamo società dal Gargano al Salento, abbracciamo praticamente tutto il territorio ed abbiamo importanti contatti con realtà lucane e molisane per crescere ulteriormente. Mi sento però di estendere il discorso a tutto il Sud, dove il progetto ha trovato ottima diffusione anche in Campania, dove vi sono 14 affiliate, ed in Sicilia, dove ve ne sono invece 9. Praticamente 39 realtà, numero che lascia intendere la bontà del lavoro svolto”.

Curiosità: i tecnici delle affiliate sono gli stessi addetti ai lavori presenti in quest’ultime già da prima del vostro contatto, oppure vengono selezionati solo in seguito all’accordo? Come vi muovete in tal senso?

“Abbiamo i tecnici selezionati dall’Udinese, che seguono dei corsi di aggiornamento con la società friulana, e sono dipendenti Udinese Academy, che mensilmente visitano le società affiliate. Queste hanno però il loro staff, quindi noi cerchiamo di migliorare la qualità didattica e formativa con i nostri tecnici regionali. Chiaramente sta alla società affiliata o potenziale tale in questione avere voglia di crescere, di migliorare, di avere ambizione”.

Tuo parere personale: come mai in Italia pochissime società come l’Udinese sono così propense ad investire sui giovani ad esempio proprio con i progetti Academy?

“A mio avviso la forza dell’Udinese è proprio la società, storica, con il suo know-how e le sue metodologie di lavoro, che andrà sempre avanti così perché il loro modus operandi si è rilevato vincente. Vi sono però altri esempi, come Atalanta ed Empoli, dove è stata mantenuta una precisa identità, continuando a crescere. In Italia purtroppo ci confrontiamo oramai troppo spesso con continui cambi di società, motivo per il quale si ha spesso difficoltà a trovare la quadratura del cerchio. Una cosa però è fondamentale nel discorso che stiamo facendo”.

Dimmi pure.

“I progetti Academy, così come i settori giovanili, si formano e si portano avanti investendo non tanto sulle infrastrutture e le risorse materiali, quanto sulle persone. Servono idee, voglia di mettersi in discussione e di crescere”.

Sarai sicuramente d’accordo con quanto detto da Domenico, Cristoforo.

“Sono davvero contento che Domenico faccia parte del progetto Academy, abbiamo un confronto praticamente quotidiano grazie al quale possiamo solo crescere”.

Parliamo proprio di Cristoforo Barbato. Quando e come sei stato coinvolto in questo progetto con l’Udinese?

“Ho iniziato un anno e mezzo fa quando, dopo essere uscito dal corso per osservatori per società professionistiche a Coverciano, conosco il capo degli osservatori dell’Udinese, Riccardo Guffanti. Quest’ultimo mi segnala a Massimiliano Ferrigno, a capo del progetto Academy. Sono stato chiamato ad Udine dove sono stato sottoposto ad un colloquio, a seguito del quale la società ha deciso di affidarmi questo ruolo come Responsabile per la Campania. Il primo anno è andato bene, cinque ragazzi sono passati ad Udine ed abbiamo raddoppiato il numero di affiliate”.

Che contatti avete con la sede principale?

“Abbiamo una struttura molto organizzata, con un coordinatore nazionale che è Alessandro Dozio e responsabili regionali che dialogano con quest’ultimo, oltre che con Massimiliano Ferrigno ed Alberto Cavagnis, responsabile dell’area tecnica del settore giovanile dell'Udinese. Abbiamo un contatto quasi giornaliero sia con il coordinatore ma anche proprio fra responsabili regionali, ad esempio noi del Meridione abbiamo un rapporto davvero consolidato in quanto ci scambiamo informazioni per quanto riguardano l’attività, la programmazione e le risposte che arrivano dal territorio di nostra competenza”.

Hai lavorato con tante realtà, tra le quali la Sambenedettese, l’Avellino, il Potenza, il Campobasso e tante altre. Con un tratto comune: l’essere un uomo di campo. Adesso le tue vesti sono cambiate, sei riuscito ad adattarti? Aggiungo, magari rispondimi subito dopo: sono riuscite invece le società ad adattarsi alle metodologie Udinese che voi diffondete?

“Adesso con l’Udinese Academy faccio un lavoro completamente diverso, è vero. Sono sempre stato un uomo di campo, come hai appena detto, ma ora nonostante non abbia abbandonato il rettangolo verde perché sono comunque impegnato con gli allenamenti, ricopro anche questo ruolo di responsabile e mi occupo di scouting. Sicuramente il mio non è un lavoro giornaliero con la squadra, non c’è l’obiettivo dei tre punti e la programmazione è sicuramente più a lungo termine ed a causa delle ovvie differenze tecniche che vi sono tra diverse affiliate tocca a noi calibrare il tipo di lavoro ed allo stesso tempo adeguare le proposte alle qualità dei ragazzi. Il nostro obiettivo di base è quello di avvicinare quella che è l’attività della scuola calcio al lavoro che si fa ad Udine, perché comunque il passaggio alle volte può essere complicato, in quanto cambiano ritmi ed intensità a partire dagli allenamenti. Non ci dimentichiamo però che il presupposto è quello di lasciare un segno nei ragazzi, farli divertire, non possiamo sollecitarli oltre quelle che sono le loro possibilità, altrimenti in quel caso avremmo risposte negative da un punto di vista anche e soprattutto psicologico. Sicuramente, per quanto detto, è un lavoro a lungo termine che richiede diverse figure professionali con diverse caratteristiche. Conosci Domenico, lui viene da un ruolo dirigenziale, il sottoscritto invece dal campo, quindi cerchiamo di combinare quante più conoscenze possibili per offrire un bagaglio culturale, chiaramente cultura riferita all’ambito calcistico, considerevolmente ampio”.

La Campania ha risposto davvero bene, stando ai numeri che hai citato all’inizio. Te lo aspettavi?

“Sono una persona ambiziosa, scrupolosa e maniacale per certi versi. Ho cercato di dedicare tutto me stesso in questo progetto, che ho preso quasi come una sfida personale. Fortunatamente lo scorso anno solo saliti all’Udinese cinque ragazzi, tre 2001 e due 2002, quattro di loro dalla San Sebastiano Mazzeo, dove poi è stato aperto il primo Centro Tecnico Udinese, a San Sebastiano al Vesuvio, ed uno dall’Agrese. Con gioia dico di aver instaurato rapporti importanti con tutte le società, difatti su sette società inizialmente affiliate solo una non è con noi anche quest’anno per un motivo logistico. Abbiamo dato continuità di lavoro e siamo riusciti ad arrivare addirittura a 14 affiliate, che sono soddisfatte del lavoro fatto. Per chiudere, ti dico: la Campania ha un grandissimo bacino di talento, però c’è uno scarso livello di cultura calcistica, perché spesso vi sono situazioni dove si lavora in maniera approssimativa, oltre ad avere una dispersione di talenti perché sono presenti troppe società e quindi abbiamo una conseguente dispersione di ragazzi. Credo che andrebbero privilegiate le compagni che lavorano in un certo modo, con tecnici qualificati ed addetti ai lavori con dei valori umani e calcistici. Spero che a questi sia data la possibilità di lavorare in strutture di livello ed al meglio delle proprie possibilità, in quanto così tutti ne beneficerebbero, a partire chiaramente dai giovani calciatori”.