ESCLUSIVA FS24 – Alessandria, Soldati: “Settore giovanile? Il focus primario non può essere sul risultato sportivo”

19.11.2017 17:29 di Redazione FS24 Twitter:    vedi letture
Fonte: a cura di Francesco Fedele
ESCLUSIVA FS24 – Alessandria, Soldati: “Settore giovanile? Il focus primario non può essere sul risultato sportivo”
TUTTOmercatoWEB.com

In un Paese come l’Italia tipicamente definito “per vecchi”, storie come quella di Alessandro Soldati, attuale Responsabile Area Scouting dell’Alessandria, meritano di essere raccontate. Raggiunto in esclusiva da FootballScout24.it, queste le sue dichiarazioni.

Come si arriva a certi livelli ad una giovane età come la tua?

“Sicuramente è necessario che si prospettino delle opportunità, senza le quali non hai nessuna possibilità di scrivere la tua storia, in particolar modo a 30 anni. Professionalmente, la mia storia nasce da una laurea quinquennale in economia e quindi è abbastanza recente. Sono da soli 5 anni nel mondo del calcio e sono arrivato per una serie di eventi all’Alessandria, grazie a contatti personali tra il direttore commerciale della società nella quale lavoravo e questa è propria una delle opportunità di cui parlavo. Quando sono arrivato la mia carica fu quella di stagista dell’area marketing e sono stato agevolato nel mio sviluppo dal fatto di trovarmi in un club in pieno sviluppo, dove l’attuale proprietà era subentrata da appena 6 mesi, seppur con obiettivi molto ambiziosi”.

Poniamo l’accento sugli ottimi risultati ottenuti dalle giovanili fino ad oggi.

“Nonostante quanto sto per dire sia usato spesso con retorica in Italia, l’obiettivo primario del settore giovanile non deve essere il semplice risultato sportivo. La scorsa stagione le classifiche dicevano l’esatto opposto, ma, con coerenza, abbiamo continuato a lavorare secondo le nostre idee. Il settore giovanile funziona quando i propri elementi riescono ad arrivare in prima squadra, altrimenti i risultati sono fini a se stessi. Questo non vuol dire che vincere non sia importante, però il vero orizzonte è quello di lungo periodo, che mira a far crescere i propri talenti fino, come dicevo, alla prima squadra. Questo è il salto compiuto dal nostro Niccolò Cottarelli nella passata stagione, prima di andare a fare esperienza in D dove attualmente è titolare inamovibile con la Pro Patria. Nella stagione in corso è stato invece il turno di Kleto Gjura, capitano della Nazionale Under 19 dell’Albania, che gioca in Berretti ma è un membro attivo della rosa della prima squadra, con la quale si allena molto spesso”.

Parlando di una realtà come l’Alessandria dal nobile passato ma che allo stato attuale è costretta a lottare con ben altre potenze, quando si ha un talento tra le mani la gestione è mirata quindi alla proiezione in prima squadra. Come ci si comporta, invece, quando si è dinanzi alla possibilità di monetizzare grazie alla cessione proprio di un elemento del proprio settore giovanile?

“L’obiettivo della proprietà non è quello di vendere calciatori del settore giovanile. Abbiamo la fortuna di avere un presidente che ci mette nelle condizioni di lavorare senza dovergli presentare ritorni economici nel breve termine. Puntiamo a tenere i nostri ragazzi, cercando di offrirgli la miglior formazione possibile all’interno di un percorso tecnico ben definito. L’idea è quella di far crescere i nostri giovani fino al termine del percorso formativo ma, trovandoci al centro di un bacino che comprende Juventus, Torino, Milan, Inter, Genoa e Sampdoria, alle volte non è facile poter competere”.

Mino Favini nei giorni scorsi ha dichiarato che i calciatori vanno osservati in campo. Il mestiere dello scout è in continua evoluzione grazie all’apporto della tecnologia. Come si fa a conciliare le due cose, ovvero la parte di campo e la parte dietro la scrivania?

“Sfruttare tutte le risorse che si hanno a disposizione credo sia un segno di grande intelligenza. Sono d’accordo nel dire che l’osservazione sul campo sia fondamentale, perché vedendo un calciatore dal vivo hai delle sensazioni diverse, che ti aiutano a comprendere certe dinamiche. Ad esempio riesci a valutarne gli atteggiamenti, la leadership vocale e non vocale quando è lontano dall’inquadratura, cose che dalla scrivania e quindi dal video fai più fatica a notare. Il lavoro a video è d’altro canto molto importante a livello di quantità, perché ti permette di guardare diverse partite in una sola giornata, cosa difficile da fare dal vivo, soprattutto se parliamo di eventi a grande distanza geografica l’un l’altro”.

A seguito dell’eliminazione dell’Italia contro la Svezia, si è parlato di come vadano valorizzati i settori giovanili, programma non nuovo e mai realmente messo in pratica. Come si può però curare un male che è definibile come culturale, dato che l’obiettivo in tema di giovanili non è praticamente quasi mai la crescita del talento quanto piuttosto , in tema di tecnici, il risultato sportivo e la possibilità di farsi notare dai piani alti della dirigenza del proprio club?

“Credo che il cambiamento debba partire dai presidenti, dalle proprietà, dai dirigenti dei singoli club, perché a livello sistemico è più difficile creare sistemi che incentivino, così da poter dare una linea guida di reale valorizzazione del proprio settore giovanile. Mi spiego: la valutazione di un allenatore di settore giovanile deve basarsi su parametri di valutazione non legati al risultato o alla classifica bensì alla crescita dei propri giocatori. Se il suo obiettivo è fare carriera e allenare categorie via via più importanti (forse già, di per sé, fattore che non lo renderebbe un prototipo di allenatore di settore giovanile), arrivare in alto in classifica deve essere proprio l’unica strada? Alla base quindi ci sono gli obiettivi che vengono dati da un club ai propri tecnici”.

Essendo una società di Serie C, l’Alessandria disputa il Campionato Berretti come ultima tappa del settore giovanile. Traslando la questione dettata dalla differenza tra la Primavera e la prima squadra, quanto questa viene ad accentuarsi in una categoria tecnicamente inferiore come, per l’appunto, la Berretti?

“Il Campionato Primavera 1, creatosi a seguito della riforma, a mio avviso è di livello decisamente più alto rispetto agli anni scorsi, al netto di tutte le critiche possibili. Questo anche perché ci sono più fuoriquota, dato che adesso si vuole evitare la retrocessione in Primavera 2. Per quanto riguarda la Berretti, è vero che è distante da quello che poi è il campionato di Serie C, in particolare per società come la nostra il cui obiettivo è, da qualche anno, quello di primeggiare. Inoltre i gironi di quest’anno sono molto ridotti, quindi sono minori le occasioni realmente allenanti sotto l’aspetto agonistico per i calciatori. Diventa quindi fondamentale dare ulteriori stimoli e motivazioni ai propri ragazzi, primo tra tutti la percezione di poter arrivare in prima squadra facendo bene nel settore giovanile. Inoltre, qualora questo venga realmente attuato, diventa un fattore positivo per le annate calcistiche successive, che vedendo esempi pratici hanno un importante input mentale a fare bene”.