Scouting: stop simulazioni e autovittimizzazioni

17.10.2014 09:30 di Redazione FS24 Twitter:    vedi letture
Fonte: Dr Fabio Ciuffini - www.calcioscouting.com
Scouting: stop simulazioni e autovittimizzazioni

 

Il calcio è uno dei pochissimi sport (se non l’unico) in cui alcuni comportamenti scorretti vengono attuati volutamente al fine di ottenere un vantaggio.

Sui campi di calcio ed in tv vediamo quotidianamente simulazioni ovunque, che hanno come unico obiettivo quello di trarre in inganno l’arbitro sfruttando l’occasione a discapito dell’avversario.
Cosicché i tuffi ed i voli in area senza alcuna forma di contatto, le mani sul volto a segnalare inesistenti colluttazioni con altri calciatori acquisiscono una tale visibilità,   da renderli necessariamente oggetto di analisi, finalizzata nel nostro caso ad una riflessione chiara in merito allo Scouting.

Una delle forme di apprendimento più efficaci che molto bene conoscono gli allenatori è data dall’apprendimento per imitazione. I ragazzi sono soliti riuscire a compiere movimenti e gesti tecnici prevalentemente grazie alla possibilità di osservare il comportamento del mister, che non si limita mai ad offrire istruzioni verbali, ma che intepreta (almeno in modo mimico) i movimenti sul campo da compiere.

Questa tipologia di “formazione sul campo”, diventa centrale per un giovane calciatore, rendendolo particolarmente sensibile alla capacità di osservare in che modo sia possibile agevolare il proprio gioco mediante specifici comportamenti.

È del tutto evidente che – sia che si tratti di un calcio di rigore guadagnato, o “meglio” ancora di creare i presupposti per l’espulsione dell’avversario di turno – la simulazione entra (purtroppo) a pieno titolo nell’insieme dei comportamenti manifesti funzionali all’interesse di squadra, a tal punto che si è disposti anche a rischiare un “giallo”, pur di provarci.

Molti giovani calciatori, di conseguenza, replicano tali comportamenti con una frequenza sempre più rilevabile con la crescita, come se la capacità di falsificare la realtà diventasse una competenza calcistica.

Tuttavia, il ragazzo che simula dimostra, oltre a scarso rispetto per l’avversario e fair-play, anche una sostanziale incapacità di far fronte alla propria responsabilità diretta nel gioco, cercando scorciatoie che tuttavia non rendono certamente merito al talento.

La proattività non richiede simulazioni ma ricerca di soluzioni intelligenti

L’autovittimizzazione, indice da noi osservato sui campi, è pertanto nel nostro modello di lavoro un indicatore negativo, che, come tale, penalizza la valutazione globale dei comportamenti manifestati sul terreno di gioco.

Affinché sia chiaro il concetto, possiamo tranquillamente dire che chi cadrà sotto la lente d’ingrandimento del nostro staff, sarà valutato anche per queste caratteristiche.

Meglio un tiro in porta coraggioso realizzato nonostante una postura penalizzata da una posizione efficace dell’avversario, piuttosto che un crollo plateale che conduce ad un rigore realizzato!