La ricerca del talento nelle scuole calcio dilettantistiche: i criteri e gli aspetti fondamentali dello scouting

22.12.2016 09:54 di  Redazione FS24  Twitter:    vedi letture
Fonte: CAMPANILISTA TEATINO -www.tifochieti.com
La ricerca del talento nelle scuole calcio dilettantistiche: i criteri e gli aspetti fondamentali dello scouting

In Italia, ad oggi, non esiste un sistema di ricerca del “talento” previsto dalla Federazione (al contrario di quanto accade altrove, vedi Olanda) che possa permettere una crescita omogenea di questi ragazzini su tutto il territorio. Piuttosto ogni scuola calcio, a maggior ragione se dilettantistica, di paese o di quartiere, tende a perseguire una propria strada autonomamente.

Prima di capire quali potrebbero essere i parametri ed i criteri di valutazione del potenziale e delle varie caratteristiche del bambino, è importante partire da alcune considerazioni:

-il sistema scuola calcio italiano prevede mediamente solo due allenamenti settimanali in cui il lavoro effettivo è di un’ora circa;

-molto del tempo speso dagli allenatori nell’ora a disposizione riguarda l’aspetto motorio-coordinativo generale, a causa dello scarso supporto e complemento che offre la scuola primaria la mattina;

-gli istruttori non sono tutti preparati a tal punto da individuare e curare la crescita di un talento;

-quando si hanno a disposizione bambini con predisposizione al gioco e che possono fare “la differenza”, vengono spesso usati per far vincere la squadra. Entra in funzione il fenomeno per cui non è l’allenatore a mettersi al servizio per la crescita del bambino, ma è il bambino a mettersi al servizio dell’allenatore per farlo vincere.

Queste premesse fanno sì che la ricerca di bambini e ragazzini talentuosi tra società non professionistiche (e che quindi non fanno già una sorta di valutazione iniziale del potenziale del bambino selezionandoli) sia effettivamente un processo difficile.

 

Ricercare talenti e fare scouting può e deve essere un processo minuzioso ed attento ai particolari, ma non sarà mai una scienza esatta perché sono troppe le variabili che incidono (possono farlo tutte con lo stesso peso): predisposizione coordinativo-motoria, velocità di apprendimento, presenza di istruttori preparati, supporto della famiglia, motivazione del bambino, continuità ed impegno nel lavoro settimanale, amicizie/esperienze che vivrà durante il percorso di crescita.

A mio parere sono tre i punti fondamentali da cui partire per individuare un talento di qualsiasi disciplina sportiva.

 

1-Il primo principio di ricerca deve essere quello di non esclusività del talento: l’età biologica del bambino, ovvero l’età muscolo-scheletrica/cognitiva/psicologica (che può differire da quella cronologica), può portare ad escluderne le potenzialità che possono invece uscire fuori dopo. Per cui non bisogna decidere solo chi è dentro o fuori da questa “sfera” di talento, ma bisogna anche considerare chi si trova in una fascia intermedia e a cui magari assegniamo solo alcuni punti a favore e che col tempo potrà esprimere le proprie qualità.

 

2-In secondo luogo bisogna applicare il concetto della pluri-valutazione e del modello predittivo. Pluri-valutazione: soprattutto per chi inizia a fare questo mestiere ed è alle prime armi, il margine di errore nel valutare le enormi potenzialità di un ragazzino può essere ampio. Per questo occorre valutare periodicamente i miglioramenti sia dei bambini considerati talentuosi, sia di quelli considerati nella fascia intermedia. Proprio per errori di prevalutazione, un bambino considerato all’inizio meno “predestinato” potrebbe prevalere e diventare più abile di uno a cui in partenza si era dato un occhio di riguardo.

Modello predittivo del talento: il talento è tanto più esprimibile quanto è minore l’età dell’atleta ed è tanto più grande quanto è minore il tempo che ne intercorre tra la scoperta e l’effettiva “esplosione”.

 

3-Per quanto possibile, una volta individuato il talento, bisogna cercare di curare e valutare non solo gli aspetti prettamente sportivi e ad esso collegabili (che descriveremo in seguito) ma anche quelli esterni quali: supporto della famiglia, compagnia ed esperienze che vive fuori dal campo, impegno e serietà generale in ogni campo.

 

Gli aspetti “sportivi” da valutare in un bambino

 Passando invece agli aspetti più tecnici, sono 3 gli step che bisogna compiere una volta visionata la prima prestazione sportiva di un bambino. Sono successivi e prolungati in un arco di tempo che permette di capire quanto si possa realmente investire (in termini di tempo) su quel bambino.

 1-La prima volta che si valuta un bambino non è mai per un caso singolo ma perché si assiste ad una partitella o allenamento di un gruppo piuttosto eterogeneo. Per cui la prima scrematura deve essere fatta partendo da valutazioni sommarie e non definitive (principio di non esclusività del talento) riguardo aspetti globali e di facile discriminazione quali:

-osservare cosa il bambino fa quando la palla è in possesso dei compagni o degli avversari, prima ancora di vedere cosa fa quando la palla è in suo possesso (quindi valutare subito le capacità cognitive e la capacità di orientamento nello spazio rispetto al pallone);

-valutare lo stop e la ricezione (in particolare potrebbe essere rilevante se il bambino prima ancora che arrivi il pallone abbia già alzato la testa per vedere il posizionamento dei compagni/avversari, o se lo stesso lo fa appena stoppato il pallone);

-valutare il movimento che fa appena liberato del pallone e le traiettorie di corsa che effettua (di rilievo sarebbe se il bambino effettuasse in modo naturale le traiettorie più vantaggiose e meno faticose);

-si valuta la rapidità di movimento con e senza palla.

Questo primo passaggio permette di individuare quali bambini avendo una tecnica di base sufficiente si mostrino più intelligenti (sportivamente parlando) di altri.

L’unica eccezione a questo step può essere rappresentata da quei bambini (ma solo se molto piccoli, in cui l’età potrebbe giustificarne il comportamento) che pur non mostrando un’attitudine al gioco di squadra e al movimento senza palla possiedono una tecnica di base ed una fantasia di alto livello e innata.

 

2-Solitamente, durante le successive valutazioni (poche e ravvicinate), si inizia a cercar di capire meglio le caratteristiche del bambino o dei bambini annotati sul taccuino. Per cui oltre ad individuare i maggiori punti di forza che differenziano un bambino dall’altro, si individuano anche i punti carenti e di debolezza, cercando di valutare il margine di miglioramento che possono avere sull’uno e sull’altro aspetto (capacità di apprendimento e plasticità neuronale).

-Si arriva a verificare tutto ciò attraverso la sperimentazione della sua capacità di adattamento in situazioni di gioco differenti (di difesa e di attacco, di transizione, in superiorità o in inferiorità numerica);

-si valuta la lateralità e l’ambidestrismo, la capacità di giocare in diverse zone del campo (si comporta allo stesso modo se è a destra o sinistra? È capace di giocare sia più avanti spalle alla porta e pressato, o solo partendo da dietro con la visione di tutto il campo davanti a sé?)

 -si valuta più specificatamente il livello dei gesti tecnici fondamentali (rapportati all’età): tiro, passaggio, stop, colpo di testa, guida della palla;

-si valuta sommariamente la resistenza alla fatica e la coordinazione generale.

 

3-Una volta stabilito il reale potenziale di un bambino (sottolineo ancora la flessibilità con le quali queste considerazioni devono essere fatte) è necessario valutare anche gli aspetti meno tecnici ma più legati alla psiche e ai fattori esterni:

-la reazione emotivo/psicologica in situazioni diverse quali parole di elogio dopo una bella giocata, rimprovero dopo errore, allenamento faticoso;

-la motivazione a fare sempre meglio;

-la continuità e l’impegno;

-cercare di conoscere in modo distaccato ma esauriente la famiglia e le loro aspettative sul bambino.

Solitamente è proprio quest’ultimo step che interrompe o blocca la selezione di un ragazzino rispetto ad un altro: la condizione ed il condizionamento psicologico motivazionale.

 Sono questi gli aspetti fondamentali ed i criteri che a mio parere devono essere utilizzati per la ricerca di bambini con potenziali sportivi. Ma il tutto non si ferma qui, perché scoprire un talento è difficile, coltivarlo ed accompagnarlo all’effettiva realizzazione lo è di più.